Le celebrazioni in onore del Santo Patriarca si svolgono a Scicli, in provincia di Ragusa, durante il fine settimana successivo al 19 Marzo, giorno in cui la chiesa cristiana celebra il santo. Qui la devozione a San Giuseppe, molto sentita in tutta la Sicilia, si riveste di aspetti unici che sono esclusiva espressione della tradizione popolare locale. Culmine della festa è, infatti, la folkloristica Cavalcata, rievocazione dell’episodio della fuga in Egitto della Sacra Famiglia, narrato dai Vangeli: Giuseppe e Maria, per proteggere Gesù Bambino, sono costretti a fuggire dalla furia omicida del re Erode, responsabile della nota strage degli innocenti. Nonostante l’elemento della Cavalcata sia spesso una costante presenza nelle manifestazioni siciliane legate alla festa di San Giuseppe, a Scicli, l’evento assume un aspetto molto suggestivo e particolare. I cavalli sono riccamente bardati e la loro preparazione coinvolge molto tempo prima tutti i devoti bardatori e i cavalieri che preparano con molta cura il manto intrecciato di fiori con cui addobberanno i loro cavalli per la manifestazione. La Cavalcata di San Giuseppe è, dunque, una manifestazione di colori ed espressione di un’arte tipica locale. La festa richiama ogni anno folle di turisti e curiosi.
Durante la festa è allestita la cosiddetta Sagra di San Giuseppe, occasione per gustare prodotti tipici sciclitani, tra cui quelli preparati in occasione della festa per tradizione: ‘u cucciddatu e il fagiolo Cosaruciaru.
Una lunga tradizione
La festa di San Giuseppe racchiude nei suoi riti e nelle sue tradizioni tracce di un’epoca molto antica. Molto probabilmente essa affonda le sue radici nel Medioevo, quando drammi sacri e riti propiziatori si fondevano con la tradizione e la fede popolare. Il ricco banchetto in onore di San Giuseppe, “la cena”, le diverse pietanze tipiche preparate per l’occasione e l’accensione di falò e di fiaccole, sono sicuramente il retaggio di una cerimoniali pagani che celebrano il risveglio della natura a primavera e di riti compiuti per rendere propizia la terra ad un buon raccolto. In particolare, il fuoco è legato all’arcaica simbologia dell’arrivo della stagione primaverile: il tepore del fuoco richiama all’immagine del sole che inizia a scaldare le giornate scacciando via il freddo dell’inverno. La data del 19 marzo, in cui la chiesa cristiana ricorda San Giuseppe è, infatti, vicina all’equinozio di primavera (il 21 marzo).
Dunque, nel tempo, riti e usanze sono state assorbite dalla tradizione cristiana e sono divenute parte della festa religiosa celebrata in onore del Patriarca che a Scicli gode di un’atmosfera davvero unica e qui si ripete ogni anno da secoli, tramandata di generazione in generazione.
Una sequenza di appuntamenti: dalla Folkloristica Cavalcata alla Cena
La festa di San Giuseppe è scandita, nel fine settima successivo al 19 marzo, da tre appuntamenti: la folkloristica cavalcata, la processione con il simulacro di San Giuseppe, la Cena.
Culmine della festa, nonché principale evento attrattivo, è la Cavalcata del sabato che, come già accennato, è la rievocazione storica della fuga in Egitto della Sacra famiglia. Per le vie della città sfilano dei cavalieri con abiti tipici della tradizione siciliana su dei cavalli riccamente bardati con manti intrecciati di fiori e rami di palme, chiassosi campanacci, sonagli e testiere. L’abbigliamento caratteristico dei cavalieri è costituito da pantaloni e gilet in velluto e una camicia bianca, in vita una larga cintura lavorata a mano alla quale è fissato un fazzoletto rosso che cade sul fianchi, sul capo indossano una “burritta” (berretto) col “giummo”. Questi cavalieri accompagnano la Sacra Famiglia, in testa al corteo, rappresentata da un uomo dalla barba bianca, una giovane fanciulla e un bambino. Delle fiaccole illuminano il buio della notte e rischiarano il percorso alla Sacra Famiglia. La sfilata dei cavalli è una vera e propria manifestazione artistica: i manti intrecciati di fiori che li adornano sono vere e proprie opere d’arte frutto di una lunga tradizione, su di essi sono raffigurate immagini che ritraggono la Sacra Famiglia, Gesù o vari simboli religiosi. Artisti e artigiani lavorano già a partire da mesi prima, innanzitutto ideando l’aspetto iconografico del manto che barderà il proprio cavallo, poi intrecciando, come da tradizione, le violaciocche (tipico fiore che sboccia nelle campagne siciliane a primavera), in dialetto “bàlicu”, gigli selvatici, detti “spatulidda” e rami di palme. Nell’ultimo decennio una giuria è chiamata a valutare e scegliere il manto più bello; l’entusiasmo della competizione spinge così i bardatori a realizzare delle opere sempre più raffinate, belle e affascinanti. La premiazione avviene al termine della sfilata.
A seguito della caratteristica Cavalcata, la gente si raduna intorno ai falò accesi lungo la via in onore di San Giuseppe e viene invitata a gustare pietanze tipiche come “u cucciddatu” e “u fagiolo cosaruciaro”; quest’ultimo è una tipica varietà locale di fagioli, così chiamata dal dialetto “cosa ruci” (cosa dolce) perché si caratterizza per un gusto particolarmente dolce.
La domenica successiva le ricche bardature infiorate sono esposte innanzi la chiesa di San Giuseppe dove possono essere ancora ammirate. Nel pomeriggio si svolge la processione religiosa per le strade della città con il simulacro del Patriarca. La sera, i cavalieri e tutti i fedeli partecipano alla tradizionale Cena di San Giuseppe sul sagrato della chiesa dedicata al Santo, è un momento di condivisione in cui prelibate pietanze vengono offerte a tutti i presenti.