La Festa del Cristo Re Risorto è la celebrazione della Pasqua di Resurrezione, in cui si ricorda la vittoria della vita sulla morte; il dolore e la tristezza dei giorni precedenti, che hanno ricordato i momenti della Passione di Cristo, cedono così il posto all’incontenibile gioia per l’Uomo Risorto. A Scicli la festa è nota come festa di l’Omu Vivu o ‘u Gioia, sono i due appellativi con cui gli sciclitani indicano il Cristo Risorto, raffigurato in una statua lignea di fattura settecentesca, opera di Benedetto Civiletti. Gesù è rappresentato come un giovane vigoroso appena coperto da una fascia giallo oro e da un mantello rosso che scende da una spalla e copre la schiena. Simboli di rinascita sono: il sole con i raggi dorati che compare da dietro e lo stendardo azzurro, colore della resurrezione, tenuto in mano. È l’immagine tipica dell’iconografia cristiana.
Il Risorto viene acclamato a Scicli, prima in chiesa, poi per le strade del paese in un’incontenibile esplosione di gioia, alternata da momenti di preghiera, come la solenne processione con il Santissimo Sacramento e la processione religiosa con il simulacro del Cristo Risorto. La festa è molto coinvolgente, libera e spontanea manifestazione di gioia; è anche motivo di grande attrazione turistica.
Alcune notizie dalla storia
Non si hanno precise notizie sull’origine dei curiosi riti che caratterizzano la Pasqua di Scicli. Essi appaiono come manifestazione goliardica frutto della spontanea vitalità del popolo. Ma la tradizione di portare in processione il simulacro rappresentante il Cristo Risorto benedicente è attestata fin dal XVII secolo. Risale al 16 aprile 1688, in particolare, una licenza per svolgere la processione del Santissimo Sacramento, la domenica di Pasqua, dalla chiesa di Santa Maria La Piazza fino a quella di Santa Maria La Nova,dove poi avrebbe avuto luogo la benedizione seguita dalla traslazione del simulacro del Risorto. Tra gli ultimi anni del Seicento e i primi decenni del Settecento, invece, si ha testimonianza della sola processione con il Santissimo Sacramento, si può ipotizzare che la statua fosse andata distrutta durante il terremoto che colpì la Val Di Noto nel 1693. Infatti, le processioni con il simulacro del Risorto ricompaio nella prima metà del Settecento e l’attuale statua, custodita presso le chiesa di Santa Maria la Nova, è stata realizzata proprio nel XVIII secolo. Quindi, successivamente, i due riti ormai consolidatisi nella tradizione, la processione detta del Venerabile e quella con la statua benedicente del Cristo, si alternano nei festeggiamenti della Pasqua di Scicli.
La festa della gioia
La Festa del Cristo Re Risorto ha inizio la notte tra il sabato e la domenica di Pasqua. La veglia pasquale si conclude con la celebrazione liturgica e lo svelamento della statua del Cristo Risorto, presso la chiesa di Santa Maria la Nova, fulcro di tutti i riti della Settimana Santa. Al termine della messa i giovani si impossessano della statua ed esprimono la loro gioia portandola avanti e indietro per la navata della chiesa, la fanno girare velocemente, correre, in alcuni momenti sembrano farla ballare, saltare; il simulacro si vede ondeggiare, inclinarsi a destra e a sinistra, alzarsi e abbassarsi tra i cori che esclamano “gioia, gioia, gioia!”. Dopo quasi un’ora la statua detta “u Gioia” viene riposta sul suo piedistallo.
La vera festa ha inizio la domenica mattina quando si alternano momenti di raccoglimento in preghiera ad altri di esultanza che sfociano in riti pagani. La messa della mattina è seguita dalla solenne processione con il Santissimo Sacramento che prende avvio dalla chiesa di Santa Maria la Nova: sotto un baldacchino, un sacerdote porta per le vie del paese l’ostia consacrata custodita in un ostensorio. Questo momento celebrativo è noto ai locali come processione del Venerabile. Ma, poco prima che il corteo esca dalla chiesa, nuovamente i giovani prendono in spalla la statua del Risorto sollevandola
più che possono, la fanno roteare su se stessa e gridano in coro “gioia, gioia, gioia!”. Lo stesso rituale avviene non appena la processione del Venerabile fa rientro in chiesa, dopo aver attraversato le vie del centro storico. Quindi, verso le 12, la statua, detta dagli sciclitani dell'”Omu vivo” (Uomo vivo), è condotta fuori sul sagrato. Qui i giovani portatori, con in spalla le aste che sorreggono il fercolo adorno di fiori, compiono movimenti poco consueti per una processione, ma che esprimono grande gioia ed esultanza. Ecco che tra le urla di gioia e gli applausi, la statua ondeggia, gira su se stessa, va avanti e indietro, si inclina, si raddrizza, viene alzata all’improvviso stendendo in alto le braccia che reggono le travi lignee del fercolo. Solo dopo aver compiuto questi movimenti sul sagrato della chiesa, il simulacro viene condotto per le vie di Scicli, al suo passaggio la gente getta fiori dai balconi e dalle finestre. Il percorso è improvvisato, non esiste un itinerario prestabilito, si alternano momenti di corsa ad altri di pacata andatura, ancora la statua ondeggia e sembra saltare. In coro i giovani gridano “gioia, gioia” mentre la banda e le campane suonano a festa. Di tanto in tanto, dei bambini vengono sollevati verso l’alto innanzi l’Omu vivu come ad invocare una benedizione accompagnata dal grido corale di “crìscila, crìscila!”, è un rito propiziatorio misto ad elementi di fede. Il curioso e allegro corteo procede, solitamente, lungo via Santa Maria la Nova e raggiunge piano del Cònsolo, qui ha luogo un nuovo momento di coinvolgente esultanza rappresentata da fragoroso sparo dei mortaretti. Si prosegue poi verso piazza Busacca dove i portatori al ritmo scandito dalla banda musicale girano intorno alla piazza, ora ad andatura normale, ora correndo fino allo sfinimento. Quindi la statua viene riposta dentro la Chiesa della Madonna del Carmelo.
Nel pomeriggio ha luogo, invece, la processione religiosa, il silenzio e la preghiera accompagnano il simulacro per le vie della città secondo un prestabilito itinerario che si ripete ogni anno. La processione rientra in chiesa, presso Santa Maria la Nova, intorno le 20.
A tarda sera è nuovamente la volta della goliardica gioia del portatori con in spalla U Gioia, un’ultima volta il fragore dei giovani esultanti riempie le vie di Scicli fino alle 3 del mattino, quando la statua fa rientro nella chiesa di S. Maria la Nova.