La Sicilia, con i suoi profumi di zagara e con i litorali mozzafiato, è una delle terre che da sempre ha affascinato viaggiatori, attratti sia dalle bellezze che dalla cultura di quest’isola. E’, infatti, suddivisa in città multietniche e multiculturali, perimetrate da numerosi borghi, frazioni e piccoli comuni. Tra questi, uno dei più caratteristici è Vita, che sorge nel Trapanese, dove il culto mariano ha un forte potere aggregante. Il paesino, immerso nel verdeggiante Belìce, si presenta come un luogo gelosamente ancorato alle proprie tradizioni. A tale tipicità si deve la sopravvivenza di usi e costumi locali, tra i quali i festeggiamenti di carattere sacro, in primis quelli dedicati alla Madonna di Tagliavia.
Dall’antica benedizione del bestiame al miracolo Perricone
Nonostante la devozione nei confronti della Madonna di Tagliavia sia ben radicata in Sicilia, le parate in suo onore che vengono organizzate dalla città di Vita, sono in realtà assai recenti.
Durante il secolo scorso, in occasione del giorno dell’Ascensione, gli allevatori di bestiame erano soliti percorrere una lunga processione sino a Corleone, in compagnia dei propri animali. Anno dopo anno, il Santuario corleonese di Tagliavia veniva dunque preso d’assalto da una folla di devoti, alla spasmodica ricerca di una speciale benedizione. I fedeli, carichi di offerte e guidati dalla carità cristiana, tornavano poi presso le proprie abitazioni, dove concludevano il rito, inginocchiandosi davanti alla Madonna del Rosario. Il “viaggio”, in questo caso, aveva la parvenza di un sacrificio fisico, mentre le offerte, le litanie e le preghiere rappresentavano i doni alla Madre di Dio. Tale “modus operandi” è riscontrabile anche in tante altre culture, sia geograficamente che temporalmente dissimili tra loro.
Secondo i resoconti ufficiali, ciò che infervorò la popolazione e diede origine alla festa così come oggi appare, è un evento prodigioso accaduto attorno alla fine del 1800. Pare che la “Donna vestita di stelle” si manifestò in sogno ad un fattore, conosciuto come Giuseppe Perricone. Il pover’uomo, che lamentava un arto completamente paralizzato, accolse una speciale richiesta da parte della Vergine, desiderosa di un luogo di culto a lei dedicato. La realizzazione della cappella, che divenne in seguito la Chiesa della Madonna del Rosario, si concluse nel 1896 e portò alla nascita di una struttura appariscente e straordinaria. Perricone, in seguito alla visione onirica, fu graziato con una guarigione inspiegabile, sufficiente a colmare di gioia gli occhi dei suoi stessi concittadini. Oggi, la suddetta chiesa è ufficialmente dedicata alla Madonna di Tagliavia ed è sede di continui ed instancabili pellegrinaggi. In totale rispetto delle antiche usanze, ancora oggi vengono benedetti gli animali, siano essi da lavoro o d’affezione, ed abbondano i pani votivi intagliati, simbolo di fede, abbondanza e lavoro.
I festeggiamenti che possono anche apparire eccessivi in realtà questi sono contraddistinti da momenti di gioia esplosiva intervallati da fasi di raccoglimento, come la “messa di mezzanotte”, rituale che cela profondi significati. È proprio a quell’ora, infatti, che la volta celeste appare scura e severa, ma impreziosita dal bagliore di mille stelle. Queste ultime le donano un aspetto vellutato e corposo, che porta subito alla mente il manto di Maria, sotto il quale la Vergine, con amore filiale, protegge tutte le sue creature.
Un’intera settimana di festa, il programma più nutrito che mai
I festeggiamenti in onore della Madonna di Tagliavia durano per ben 7 giornie iniziano la domenica della settimana che precede la festa, quando alle ore 21:00, presso l’Auditorium del centro sociale, si può assistere ad un evento teatrale di stampo folkloristico.
Il lunedì, alle ore 18:30, la popolazione viene invitata alla Santa Messa, durante la quale partecipa il Ceto dei “Pecorai”. Alle ore 19:00 si eseguono le prove preliminari della festa, che vedono la partecipazione sentita dei Massari mentre martedì, alle ore 18:30, avviene la Celebrazione Eucaristica per il Ceto dei Viticoltori. Mercoledì è il turno dei “Cavallari”, mentre l’indomani quello dei “Burgisi” (piccoli imprenditori agricoli). Alle ore 20:30 di giovedì, sono i “Massari” a dominare la scena, con l’immancabile e tradizionale “Zabbinata” (ricotta non ancora rassodata, assieme al suo siero di produzione).
Per deliziare ulteriormente i palati dei vitesi, il venerdì si prestano anche i Cavallari, che si dedicano alla preparazione di una golosa pasta “a la carrittera”. Sabato è il giorno dedicato all’infiorata del Carro degli Agricoltori, allestito ad opera del Comitato Maria SS. di Tagliavia.
La domenica, tappa conclusiva della manifestazione, è fatta di parate pittoresche, cortei equestri e sfilate in abiti tradizionali. Alle ore 7:30, la cittadinanza viene svegliata per la classica” alborata”, con lo scampanio festoso dei bronzi e lo sparo degli immancabili mortaretti. Alle ore 8:30, presso Piazza Pirandello, viene eseguita la benedizione degli animali, dopo la quale, alle ore 10:00, fa la sua comparsa anche la banda musicale. Alle ore 11:00 inizia la Messa Solenne, mentre alle ore 15:30, si può partecipare alla benedizione dei carri, evento che apre la fase più folkloristica di tutta la celebrazione. Da questo momento in poi, infatti, le vie del paese vengono interessate da un’epocale sfilata, con presenza di carri appariscenti, cavalli bardati e cavalieri finemente abbigliati. Partecipano al corteo anche i bambini, che assieme a parenti e compaesani, gettano sulla folla sacchetti pieni di olive, confetti, caramelle, mandorle e nocciole, ma soprattutto i mitici “Cucciddàta”, o buccellati, dolcetti tradizionali ripieni di fichi secchi.
Alle ore 19:00, i fedeli vengono chiamati ad una nuova Celebrazione Eucaristica mentre alle ore 20:30, le strade vitesi vengono omaggiate con la processione devozionale a Maria di Tagliavia. La serata si conclude a mezzanotte in punto, in Piazza Pirandello dove si assiste alla visione dei giochi pirotecnici, evento cruciale che sancisce la chiusura dei festeggiamenti.