Festa di San Calogero (Agrigento)

    La devozione per San Calogero è molto diffusa in gran parte della Sicilia; la festa ad egli dedicata, ad Agrigento è una delle più attese manifestazioni religiose dell’anno. Il santo eremita è acclamato dagli agrigentini ancor più che il patrono San Gerlando. La devozione e il particolare legame che il popolo manifesta durante la festa in onore del santo è davvero molto impressionate. Sotto il sole cocente della prima settimana di luglio, una gran folla di fedeli attende l’uscita della statua dal santuario e la accompagna in processione tra le vie del centro storico. Alla statua, di tanto in tanto in sosta, si aggrappano i devoti invocandone la benedizione.
    Dalla prima alla seconda domenica di luglio il clima di festa ad Agrigento è scandito da funzioni religiose, presso il Santuario di San Calogero, processioni, momenti culturali e di intrattenimento.

    Tradizione e devozione

    Sulle origini del santo dalla carnagione scura non si hanno molte certezze: secondo alcuni era originario di Cartagine, secondo altri proveniva da Costantinopoli o da Calcedonia. In ogni caso, è vissuto nel I secolo d.C. e giunse in Italia, in pellegrinaggio, chiedendo a papa Felice III il permesso di vivere da eremita. Quindi, si recò a Lipari e poi in Sicilia, dedicandosi alla predicazione e all’assistenza dei malati e dei sofferenti curandoli nell’animo e nello spirito. Secondo la tradizione si fermò nell’agrigentino, a Sciacca, in particolare, visse gli ultimi suoi giorni di vita in una grotta sul monte Kronio.
    La devozione per San Calogero è diffusa sia presso il mondo cristiano che ortodosso e in Sicilia il culto si diffuse durante il periodo della dominazione Normanna, nei secoli XV e XVI si affermò maggiormente con la costruzione di santuari ad egli dedicati nelle città di Agrigento, Naro e Sciacca.
    È considerato un santo miracoloso, la cui intercessione concede numerose grazie ai suoi devoti, taumaturgo durante la vita terrena come in santità.
    La statua venerata presso il Santuario di San Calogero ad Agrigento raffigura il santo nero con in mano un libro aperto, è il Vangelo, simboleggia la sua attività di predicatore, mentre uno scrigno è appeso ad un braccio, esso rappresenta un cofanetto che si immagina il santo portasse sempre con sé per custodire rimedi e medicine utili alla cura dei malati, il simbolo richiama alla sua nota fama di taumaturgo. Secondo la tradizione, si prendeva cura anche dei lebbrosi e per loro si recava in città a raccoglie del cibo, la gente, per paura del contagio, al suo passaggio lanciava dalle finestre il pane. Quel gesto viene rievocato, con non poche polemiche, nel lancio di pagnotte di pane al passaggio della processione.
    Tradizione, superstizione, fede e devozione generano nel tempo gesti e usanze che si arricchiscono di significati simbolici. Ad esempio, si riteneva che riuscire a colpire la statua con la pagnotta di pane era di buono auspicio: la raccolta del grano dovrà essere abbondante e forse la grazia richiesta potrà esaudirsi.
    Il rito del pane è spesso legato ad antichi residui di credenze popolari, pagane e a riti propiziatori che seguono il ciclo delle stagioni e dei campi.
    Tra le manifestazioni della festa di San Calogero, ad Agrigento, vi è anche una processione offertoriale con la benedizione dei pani che rappresentano dei veri e propri ex voto: essi sono realizzati con la forma di una parte del corpo, quella che è stata guarita per intercessione del santo.

    Le processione delle due domeniche di luglio

    La festa di San Calogero è la più lunga manifestazione religiosa che interessa il calendario agrigentino. Si svolge dalla prima alla seconda domenica di luglio, ma le funzioni religiose in santuario e i pellegrinaggi dei devoti hanno inizio già dal venerdì precedente. I momenti salienti della festa avvengono nelle due domeniche che iniziano con l’alborata e l’apertura del santuario per accogliere i pellegrini fin dalle 5 del mattino. Già dalle 8 del mattino, il corpo bandistico suona per il centro storico annunciando il clima di festa e i “tammurinara” (suonatori di tamburi) con il loro ritmo affascinante e travolgente, per tutto il periodo della festa, percorrono di tanto in tanto le vie della città.
    Le varie comunità parrocchiali della città e delle periferie vicine, organizzano gruppi di pellegrinaggio che alle primi luci dell’alba si incamminano a piedi, in preghiera, fino a raggiungere il Santuario di San Calogero e qui assistere alla Santa Messa. Le celebrazioni eucaristiche si susseguono l’una dopo l’altra, la messa solenne delle 9 è presieduta dall’Arcivescovo di Agrigento.
    Alle 12 la statua viene collocata sulla vara processionale e portata innanzi al sagrato, dove una folla di devoti attende. La manifestazione di affetto a cui la statua è sottoposta, sono davvero impressionanti: c’è chi si arrampica, aiutata dai portatori, fino a baciare il volto del santo o riuscire a strofinare un fazzoletto. La sosta innanzi al sagrato è piuttosto lunga per permettere a tutti di baciare la statua. Poi, ha inizio la processione, la vara è portata a spalla per le vie del centro storico percorrendo l’itinerario tradizionale: via Atenea, salita Porcello, salita S. Spirito, via S. Girolamo, Bibbirria, via Duomo, Discesa Seminario, via Sferri, via Garibaldi, Porta Addolorata. Quindi la statua rientra presso la chiesa dell’Addolorata. Durante la processione la banda suona la marcia caratteristica nota come “Zingarella”, mentre il gruppo di “tammurinara” precede il corteo processionale.
    Durante il pomeriggio riprendono i momenti di preghiera presso il Santuario di San Calogero e alle ore 20.30 la statua viene preparata per la processione solenne. Essa è posta su un carro, adornato di luci e fiori. Quindi, dalla chiesa dell’Addolorata ha inizio la processione con la partecipazione del clero locale e delle confraternite agrigentine, mentre i fedeli formano un ordinato corteo con le fiaccole accese; la banda e le autorità civili e militari accompagnano la processione. Giungi in fondo al Viale della Vittoria, la processione sosta per assistere ai fuochi di artificio, poi prosegue fino al rientro della statua nel suo santuario.
    Il rito delle due processioni, si ripete uguale la domenica successiva. Evento caratteristico della seconda domenica di festeggiamenti è, invece, la Sagra del grano, recente manifestazione giunta alla sua 34° edizione. Si tratta di una processione offertoriale durante la quale i devoti portano come ex voto dei pani o dei prodotti della terra, questi vengono benedetti una volta giunti al santuario. Il corteo vede anche la partecipazione dei carretti siciliani con i cavalli bardati a festa. Si fondono, quindi, manifestazioni folcloristiche che animano la domenica mattina.

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