Valguarnera Caropepe, detta anche “Carrapipi” in dialetto siciliano, è un piccolo comune della provincia di Enna situato a 600 metri sul livello del mare, alle pendici dei monti Erei. Con poco più di 7.000 abitanti, Valguarnera è un concentrato di tradizioni, folklore e cultura contadina e montanara che si mantengono vive e pressoché inalterate da secoli di storia e fede. La festa del Patriarca San Giuseppe, che si celebra puntualmente ogni anno nel mese di marzo, è senza dubbio una delle più suggestive ed affascinanti feste in Sicilia.
Le origini della festa
La ricorrenza cade il 19 marzo, ma i festeggiamenti iniziano un paio di giorni in anticipo, e i preparativi annessi ancor prima. Si tratta di una festività molto amata dalla comunità valguarnerese, tant’è che viene celebrata anche ad agosto. Fin dal 1500 furono costruiti altari e chiesette per onorare questa devozione, che trova la sua massima manifestazione nella bellissima chiesa di San Giuseppe che, con la maestosità del suo stile gotico, sovrasta la via Garibaldi.
Secondo la tradizione, la festa ha inizio con un Novenario, momento in cui gli abitanti di Valguarnera e dei paesi limitrofi si riuniscono presso il santuario di Padre Pio si riuniscono per pregare.
La peculiarità storica della festa di San Giuseppe è rappresentata sicuramente dalle tavolate. Allestite dai devoti la vigilia della festa, come voto di ringraziamento al Santo per una grazia ricevuta, richiedono una preparazione che impiega anche 15 giorni. Per questo motivo parenti ed amici si riuniscono nei preparativi di tutte le pietanze che imbandiranno le tavole, fatte rigorosamente in legno. La struttura della tavolata ha la forma di una scala di 5 gradini lunghi circa 4 metri, con un grande tavolo alla base, rivestito da tovaglie ricamate di lino. Un quadro della sacra famiglia viene posto al centro della tavolata, come protezione del ricco banchetto. Mentre i gradini in alto simboleggiano l’elevazione dell’uomo verso Dio, il cibo rappresenta l’abbondanza di beni che il Signore dona alle sue creature. Non a caso la festa del Santo Patriarca coincide con l’equinozio di primavera, poiché i contadini sono più liberi di disporre delle scorte di cibo, sicuri che le condizioni climatiche della bella stagione in arrivo garantirà un nuovo prosperoso raccolto.
La vigilia della festa e le tavolate
La festa ha inizio con la vigilia e il banchetto delle tavolate. Le pietanze che arricchiscono le tavolate sono tipiche della tradizione culinaria legata alla festa di San Giuseppe, in particolare le fritture a base di verdure spontanee come cardi, finocchietti, asparagi, spinaci, cavolfiori e broccoli. Il prelibato baccalà fritto viene accompagnato da prodotti stagionali come fave e piselli, melanzane e peperoni. I dolci immancabili sono la pagnuccata o pignolata, delle squisite frittelline con miele, i cannoli alla ricotta, le sfinge ripiene di crema, le cassatelle, le mandorle e il torrone. Protagonista assoluto è il pane, preparato dai panificatori locali e modellato in forme fantasiose e simboliche, che ricordano gli utensili del falegname, come sega e martello, e altre figure come gli angeli, l’asinello e l’uva. La ricetta originale prevede la classica doratura ottenuta con spennellata d’uovo e spolverata finale di semi di papavero. Le tavole sono abbellite inoltre con arance, sedano e foglie di lattuga.
Il rito dell’ “azena”
La mattina della festa si svolge il rito dell’ “azena” (cena): subito dopo la Santa Messa, tre persone che impersonano la Sacra Famiglia si recano presso le case a cercare ospitalità. Il rito fa riferimento alla fuga dall’Egitto di Giuseppe e Maria, in cerca di rifugio per il parto imminente. Così i devoti, dopo millenni, offrono simbolicamente accoglienza e ristoro alla Sacra Famiglia, in segno di carità cristiana. Dopo la tradizionale preghiera, San Giuseppe sbuccia un’arancia e la distribuisce a Gesù bambino e alla Madonna, come benedizione per inaugurare il banchetto. La tavolata è così aperta a coloro che desiderano assaggiare le prelibatezze dai gradini della tavolata eccetto l’ultimo, che viene destinato ai Santi. La tradizione vuole che in ogni tavola vi sia una ciotola piena d’acqua e una saliera, cosicché San Giuseppe, nella notte, possa dare la sua benedizione.
Altra usanza tipica è quella degli “m’braculi”, offerte di ceri o di grano che i devoti fanno a San Giuseppe per la grazia ricevuta. Spesso i ceri, decorati da fiori di carta colorata, vengono trasportati a piedi scalzi. Il grano invece viene caricato in bisacce a dorso di cavalli, in viaggio lungo la salita che conduce alla chiesa di San Giuseppe, seguiti dalla banda musicale con l’allegra marcia del Chichirichi.
Dopo la cena, il corteo della Sacra Famiglia si incammina così verso la Chiesa di San Giuseppe per assistere alla messa solenne. Il corteo è organizzato con la massima cura: San Giuseppe è impersonato da un uomo dalla folta barba bianca, vestito con una tunica celeste e un mantello marrone, più il riconoscibile bastone con il simbolo del giglio. Maria indossa un abito porpora e una mantella ricamata, mentre Gesù Bambino ha una tunica turchese ed un’aureola che gli incorona il capo.
La sera, successivamente alla messa, comincia la processione del Santo, un momento di intensa emozione e bellezza. Il Patriarca è portato in giro dai devoti attraverso le vie più importanti di Valguarnera, su uno splendido fercolo del 1827 commissionato da Don Vito Boscarino e che costituisce un’eccezionale opera d’arte. L’artigiano che lo realizzò è anonimo, ma vi incise straordinari rilievi dorati, intarsi di stelle e disegni di superba qualità. La processione è il momento culmine della festa di San Giuseppe, quando la devozione raggiunge il suo apice, grazie alla partecipazione congiunta di tutte la comunità valguarnerese: le diverse confraternite delle chiese del paese, ciascuna vestita con i colori che le contraddistinguono, le autorità civili e i fedeli, che a piedi nudi e con le torce in mano illuminano la notte, rischiarano l’oscurità con la luce tenue ma costante della speranza e della fede, creando un’atmosfera magica e suggestiva, fuori dal tempo.