Festa di San Sebastiano (Tortorici)

    Tortorici, cittadina in provincia di Messina, festeggia San Sebastiano Bimartire dal primo al 20 gennaio, giorno in cui la chiesa cristiana ricorda la morte del santo, avvenuta nel 288 a Roma. Durante i festeggiamenti si susseguono diversi eventi che testimoniano il grande patrimonio di tradizioni miste a religiosità, riti e gesti evocativi che rendono unica questa festa e mostrano il forte legame di Tortorici con il santo patrono.

    Il duplice martirio di San Sebastiano

    La devozione verso San Sebastiano è molto diffusa in Sicilia, dove è invocato contro la peste e come protettore dalle malattie dell’organo della parola.
    Il santo è noto, nella tradizione cristiana, come bimartire: sopravvissuto al primo martirio per aver confessato la sua fede, ne subì un altro. Soldato a servizio dell’imperatore Diocleziano, confessò la sua fede al Cristianesimo e venne condannato ad essere trafitto dalle frecce dei suoi compagni. Ancora vivo, venne ritrovato da una donna di nome Irene che si prese cura di lui. Egli ebbe il coraggio di tornare innanzi all’imperatore per professare ancora una volta la sua fede; fu ordinata nuovamente la sua condanna a morte, tramite flagellazione.

    Il legame di San Sebastiano con la città di Tortorici

    Nel 1682, quando le acque del fiume Calagni strariparono, Tortorici venne devastata da una terribile alluvione, durante la quale si perse anche la campana della città. Secondo la leggenda popolare, si narra che, qualche tempo dopo l’alluvione, due pellegrini provenienti da Roma si trovarono nei pressi di Tortorici. Portavano con loro alcune reliquie delle spoglie di San Sebastiano, che avevano sottratto nelle catacombe romane. Dopo aver trascorso la notte in città, il giorno seguente ripartirono e, arrivati vicino al fiume Calagni, non riuscirono più a proseguire, come bloccati da una forza invisibile che non gli permetteva di continuare il loro cammino. Dopo vari tentativi, capendo che il motivo per il quale gli fosse impedito di andare avanti era legato alla presenza delle reliquie che trasportavano, i pellegrini decisero di consegnarle ai cittadini di Tortorici. Proprio in quel momento, una frana fece scorgere il profilo di una campana nel solco del fiume: era proprio quella dispersa nell’alluvione del 1682, che non era mai stata ritrovata. Questi episodi vennero interpretati come il volere di San Sebastiano di restare a Tortorici e venne quindi eletto santo patrono.

    La festa della Bula, la sfilata dell’alloro e la fuitina da vara

    L’inizio della festa di San Sebastiano Bimartire è segnato dal rintocco delle campane della Chiesa di San Sebastiano, il primo gennaio. Il sabato precedente il 13 gennaio si svolge il primo rito tradizionale, noto come “la Bula”. Al tramonto i fedeli si radunano innanzi la Chiesa di Santa Maria Assunta e attendono la distribuzione dei mazzetti di bula, in siciliano detta disa, pianta tipica dell’area mediterranea chiamata anche ampelodesma. Questi mazzetti vengono accesi come fiaccole e, al ritmo scandito dei tamburi, un corteo si snoda per le vie della città fino a Piazza Duomo. Qui le fiaccole di bula vengono gettate sul sagrato e danno vita ad un falò, intorno al quale alcuni giovani si radunano e provano a sfidare il fuoco saltando da una parte all’altra. La domenica precedente il 20 gennaio è il rito della “sfilata dell’alloro” a costituire uno dei momenti principali della festa. Al mattino i fedeli si recano presso la Chiesa di Santa Maria Assunta portando rami o piccoli alberi di alloro, alcuni addobbati con fiocchi, nastri e agrumi. Dal sagrato della chiesa ha inizio una sfilata lungo le vie della città. Secondo la tradizione, l’albero a cui il santo fu legato per subire il primo martirio fu proprio quello di alloro. Il 18 gennaio si svolge un curioso rito, noto in dialetto locale come “fuitina da vara” (letteralmente la fuga della vara). Alcuni fedeli portano a spalla il fercolo processionale privo della statua del santo, compiendo un percorso che si snoda dalla Chiesa di Santa Maria Assunta fino alla Chiesa del Santissimo Salvatore.

    La processione del 20 gennaio

    Momento culminante della festa è il 20 gennaio, giorno della festa liturgica. Durante questa solenne celebrazione nella chiesa madre, il sindaco consegna simbolicamente le chiavi della città a San Sebastiano, rinnovando l’invocazione della sua protezione. In chiesa si recano i devoti legati al santo da un voto, che si distinguono dagli altri fedeli per le loro vesti bianche: sono uomini e donne scalzi, detti “nudi”. La statua del santo viene poi portata all’esterno della chiesa e ha inizio la processione, che si snoda tra le strette vie del centro storico fino ai margini della città. I “nudi” portano a spalla la vara, sulla quale, oltre alla statua del santo raffigurato nel momento in cui viene trafitto dalle frecce, è posta un’urna con le reliquie. Tappa principale, fortemente legata alla storia di Tortorici, è il fiume Calagni: qui i portatori, con i piedi scalzi tra le acque gelide, conducono la statua proprio sul fiume, mentre i fedeli presenti recitano il Te Deum. Poi la processione riprende e la statua rientra nella Chiesa di San Nicolò. Da qui ha inizio la processione che si svolge il giorno dell’Ottava, al termine dei festeggiamenti, quando la statua rientra in chiesa madre.

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