Settimana Santa di Barrafranca

    Barrafranca, comune dell’Ennese dall’aspetto assai signorile, è una terra ricca, rigogliosa e fiera, come tutto il territorio siculo. Le tradizioni popolari, qui, sembrano essersi davvero cristallizzate nel tempo e mostrano un marcato carattere religioso. Dai festeggiamenti in onore di Sant’Andrea alla grande processione del Trono, i barresi vivono a pieno ogni singola sfumatura dell’appartenenza al cristianesimo. In contrapposizione con le classiche processioni devozionali del Venerdì Santo, che in tutta l’Isola si svolgono in modo composto, a Barrafranca predomina la folla pulsante e vigorosa. Tale caratteristica, davvero surreale, rappresenta la parafrasi della gioia dei fedeli, certi della Resurrezione di Cristo e grati per il sacrificio solenne.

    Via Crucis barrese, il teatro itinerante e la croce miracolosa

    La Settimana Santa barrese è uno dei momenti dell’anno in cui la popolazione mostra rispetto e attaccamento alle antiche tradizioni. Anche se a pervadere le strade, le piazze ed i vicoli è un forte cordoglio, il paese si veste di una luce nuova, dando vita a manifestazioni folkloristiche che intrecciano narrazione, arte e cultura. Nella storia della cristianità, l’ultima settimana di quaresima è considerata catartica ed ha un immenso potere salvifico. Nell’Ennese, soprattutto nel comune di Barrafranca, essa manifesta anche un forte carattere teatrale. Le reminiscenze storiche si possono vedere nella “Vasacra”, una Via Crucis molto articolata, che domina le vie barresi. Le oltre 200 comparse in maschera ripercorrono le tappe della Passione di Cristo, dalla preghiera nel Getsemani alla successiva cattura. Per un attimo, quindi, i barresi fanno un tuffo nel passato, fatto di milizie romane, tribuni, Apostoli, accusatori, giusti e traditori. Una rievocazione storica, questa, d’ineguagliabile raffinatezza, eseguita magistralmente da giovani, adulti ed anziani. D’importanza antropologica, sociale e religiosa vi sono anche gli ori ex voto e le “scocche” colorate (fiocchi), che fanno la loro comparsa il Venerdì Santo, durante una particolare processione denominata “U Tronu” (il Trono). Secondo le fonti più accreditate, il Crocifisso protagonista della manifestazione è stato rinvenuto nella prima metà del 1600 ed ha un passato miracoloso. Trovata da un contadino mentre tentava di sbloccare il suo aratro, la Croce apparve subito dotata di un alone di sacralità, tanto da mostrare assenza d’imperfezioni e lucerne accese. Gli ex voto che oggi l’abbelliscono testimoniano proprio il carattere soprannaturale della sua scoperta, la grande devozione dei cittadini e, naturalmente, le grazie ricevute da ognuno di essi. Come avviene anche nei comuni limitrofi, anche la processione di Barrafranca è caratterizzata dai lamentatori, ossia devoti che intonano canti religiosi in dialetto siculo. A rendere però unica questa cerimonia vi sono la “Sfera”, un grosso anello ligneo che accoglie il Crocifisso, ed il “Mondo”, una struttura tonda che simboleggia il Pianeta Terra. Anche in questo caso, il simbolismo è forte: il Messia, col suo sacrificio lava vie le colpe dell’umanità e diventa il protettore di tutte le genti. I suggestivi riti pre-pasquali terminano con la “Giunta”, il tradizionale ed antichissimo ricongiungimento tra la Vergine Addolorata ed il Cristo Risorto. Fanno la loro comparsa anche i 12 Apostoli di cartapesta, tipici dell’Ennese, che però qui presentano delle insolite peculiarità: sono contraddistinti dal proprio nome affisso sulle vesti e, tra di loro, appare San Paolo ma non i Santi Filippo e Giacomo.

    Dalla Vasacra alla Giunta in piazza, lo spettacolo della Resurrezione

    Quando si pensa alla Settimana Santa, ci si aspetta un periodo di silenzio e raccoglimento, rotto soltanto dalle preghiere. Sebbene ciò sia tendenzialmente vero, a Barrafranca il rispetto quaresimale prende una piega diversa. Penitenze, voti e fioretti rimangono elementi immutati della tradizione, ma la processione più importante manifesta un carattere tutt’altro che pacato. L’apertura delle celebrazioni religiose avviene il Mercoledì Santo, quando il paese veste i panni della Gerusalemme di più di 2000 anni fa. La Vasacra, una manifestazione teatrale a cielo aperto, ripercorre infatti tutte le tappe che portano all’arresto di Gesù. Dal momento dell’agonia sul Monte degli Ulivi fino alla cattura da parte delle milizie romane, gli attori mostrano un reale coinvolgimento emotivo ed una grande professionalità. A questo recital, interpretato con il massimo rispetto possibile, la cittadinanza assiste stupefatta, sia per l’abilità recitativa che per l’aderenza certosina al racconto dei Vangeli. Il giorno successivo la scaletta prevede invece la visita ai Sepolcri, ossia l’adorazione dell’Eucarestia, che viene inserita in urne finemente decorate. I “Sabburca”, così chiamati dai locali, vengono allestiti nelle varie chiese dislocate per il paese ed i fedeli vi si fermano in preghiera. Il Venerdì Santo Barrafranca da il via alla famosa processione “U Trunu”, durante la quale il Crocifisso e la Madonna Addolorata vengono condotti per le vie del paese. Va sottolineato che non si tratta del classico corteo funebre, caratterizzato da lentezza, silenzio e minimalismo. La processione del Trono del Trionfo è una parata vivissima: sono circa 150 le portanti, di tutte le età, ed innumerevoli sono gli uomini. La Vergine sofferente, che esce dalla chiesa della Divina Grazia, ha un braccio mobile, tramite il quale porta il fazzoletto al volto per asciugare le lacrime. Maria viene scortata, lungo la Via dei Santi, dal “Santuni” San Giovanni, che la protegge con amore filiale. Pezzo forte del rito è però la sfilata del Crocifisso, portato in spalla dai numerosi partecipanti ed agghindato con fiocchi colorati. Domenica, giorno della Resurrezione, Gesù viene accompagnato in piazza da una folla trepidante, dove finalmente si ricongiunge con la Madre Celeste. Ai festeggiamenti interviene anche la banda musicale del paese, che esegue pezzi squillanti e gioiosi. Peculiarità della “Giunta” è la partecipazione dei Santi Apostoli, fantocci di legno e cartapesta curati nei minimi dettagli, tra i quali, però, figurano anche Paolo di Tarso ed il Patrono Sant’Andrea.

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