I riti della Settimana Santa di Caltanissetta sono ricchi di tradizioni secolari e impegnano i fedeli fin dalla domenica delle Palme. Durante questo periodo si alternano diverse processioni, ciascuna legata ad una lunga storia di devozione che vede partecipi corporazioni di mestiere, confraternite e artigiani. I riti hanno inizio con la Processione del Nazareno, la domenica delle Palme, e terminano con la Processione del Crocifisso Nero, il venerdì santo. Il mistero della morte e resurrezione di Cristo esplode poi nella gioia del giorno di Pasqua, quando le campane suonano a festa e vengono liberate in cielo delle colombe bianche.
Domenica delle Palme: la processione del Nazareno
Nel pomeriggio della domenica che precede la Pasqua un simulacro che raffigura Cristo benedicente è portato in processione dall’Associazione Gesù Nazareno su una barca ricoperta di fiori.
Le radici di questa processione risalgono, infatti, alla fine dell’Ottocento, ma se ne ritrovano tracce anche intorno al Cinquecento.
Inizialmente il rito, organizzato da una congregazione religiosa, chiamata Santa Vergine Bambina, prevedeva una processione con un corteo che portava a spalla un’urna di fiori, sulla quale era deposto il simulacro del Cristo morto, detta infatti dal popolo “u sepulcru di sciuri” (il sepolcro di fiori). Il percorso terminava nella Cattedrale di Caltanissetta con un momento di preghiera davanti al tabernacolo.
Successivamente si pensò che anticipare l’immagine del Cristo morto già alla domenica delle Palme, quando invece la chiesa ne ricorda l’ingresso trionfante a Gerusalemme, era poco appropriato e si sostituì il simulacro con quello di una statua benedicente. Nascono così la tradizione della processione del Nazareno e un nuovo comitato dedito all’organizzazione.
Lunedì e martedì santo: la Scinnenza
Il lunedì sera un attore nei panni di Gesù, insieme ai suoi discepoli, consuma l’Ultima cena. La rappresentazione ha luogo nella Cattedrale.
Il martedì santo sono messi in scena il processo di Gesù innanzi a Pilato e al Sinedrio. A fare da scenografia è il centro storico di Caltanissetta: tra le strade si muovono gli attori e Pilato giunge su una biga romana accompagnato da soldati a cavallo, mentre sulla gradinata di via S. Pellico ha luogo il Pretorio. Terminato il processo con la condanna a morte, Gesù si avvia al luogo della crocifissione caricato della croce. Il Golgota è immaginato sulla gradinata di via A. Lopiano, qui hanno luogo le ultime scene della sacra rappresentazione: la crocifissione e la deposizione.
Il dramma sacro è noto tra il popolo con il termine più antico di Mortorio o di “Scinnenza”. Le origini di questa tradizione risalgono al 1780 quando si ha traccia di una forma di rappresentazione nei quattro venerdì precedenti la settimana santa.
Mercoledì santo: Real Maestranza e Varicedde
La mattina del mercoledì santo tutte le corporazioni artigiane sfilano con il proprio stendardo dietro la guida del Capitano della Real Maestranza che, in questo giorno, riceve dal sindaco le chiavi della città. Il gesto simbolico ricorda il potere che il capitano aveva nei secoli passati. Le maestranze si muovono in corteo rendendo omaggio al SS. Sacramento portato in processione dal vescovo. La processione si snoda fino alla Biblioteca Scarabelli, qui il capitano prende in consegna un crocifisso coperto con un velo nero e si avvia verso la cattedrale, seguito dalle corporazioni in schieramento militare. Il ritmo è solenne e scandito dai tamburi; la processione è caratterizzata da segni di lutto: le bandiere sono legate e rivolte verso il basso, i ceri sono cinti da nastri neri. Gli uomini indossano tutti un elegante abito scuro con guanti bianchi e cravattino nero. La processione, giunta in cattedrale, cambia aspetto: vengono rimossi tutti i segni di lutto, sciolte le bandiere e svelato il crocifisso. A mezzogiorno le campane suonano a festa e ha inizio una nuova processione con l’ostensorio che custodisce il SS. Sacramento. I gesti simboleggiano il passaggio dalla tristezza alla gioia dell’annuncio di Pasqua.
L’origine di questa usanza risale al XVI secolo, quando le maestranze locali, unite in corporazioni, costituivano delle milizie armate per volere del viceré, al fine di aumentare la difesa del territorio minacciato in quel periodo dall’avanzata turca che teneva impegnate gran parte delle truppe spagnole.
Questo improvvisato corpo armato, privo però di vera e propria divisa militare, aveva la tradizione di formare un picchetto d’onore, vestendo i migliori e più eleganti abiti, e sparare a salve per la processione del SS. Sacramento. Nel Settecento, la tradizione iniziò ad assumere le sembianze attuali della Processione della Real Maestranza.
Nel pomeriggio è la volta delle Varicedde: 19 piccoli simulacri, rappresentanti alcuni momenti della Passione di Cristo, sono portati in processione per le vie della città.
Giovedì santo: le Vare
La processione di gruppi statuari ad altezza naturale rappresentanti scene della Passione di Cristo, detti Misteri, è di origine settecentesca ed è legata alla devozione delle congregazioni religiose e delle corporazioni artigiane.
Queste ultime incaricarono gli scultori Francesco e Vincenzo Biangardi di realizzare i 16 Misteri che tuttora sfilano in processione il giovedì santo: L’Ultima Cena, L’orazione nell’orto, La cattura di Gesù, Il Sinedrio, La Flagellazione, L’Ecce Homo, La Condanna, La Prima Caduta, Il Cinereo, La Veronica, La Crocifissione, La Deposizione, La Pietà, La Traslazione, La Sacra Urna, L’Addolorata.
Le Vare, illuminate e addobbate di fiori, sfilano per le vie del centro storico accompagnate ciascuna da una banda musicale e sono portate a spalla dai membri della corporazione o confraternita a cui appartengono.
La processione con le Vare l’una dietro l’altra ha inizio e termina in piazza Garibaldi. Dopo aver percorso tutte le vie del centro, a tarda notte, ciascuna fa rientro, silenziosamente, nella chiesa in cui è custodita: è il momento detto della Spartenza (separazione).
Venerdì santo: il Cristo Nero
La processione di un piccolo crocifisso ligneo del XV secolo segna il giorno di lutto e dolore celebrato dalla chiesa cristiana. Il lento passo dei fedeli e dei portatori è accompagnato dalle marce funebri suonate dalla banda e dalle Ladate. Queste, dette anche Lamentanze, sono canti che assumono l’aspetto di un lamento e hanno lontane origini medievali. Sono eseguiti in cori di sole voci maschili che si alternano a voci soliste; il repertorio è tramandato oralmente e riprende versi arcaici in dialetto. Il canto è curato dai Fogliamari (raccoglitori di erbe amare) che, secondo la tradizione, rinvennero in una grotta il Crocifisso Nero con ai piedi delle candele accese. Sono proprio i Fogliamari, infatti, che si tramandano di padre in figlio la custodia e la devozione del Crocifisso Nero e hanno il compito di portarlo a spalla scalzi, indossando una veste viola bordata in oro. Alla processione partecipano anche i componenti della Real Maestranza, tutte le congregazioni religiose, le confraternite, il clero e la folla di devoti. Il Crocifisso è preceduto da alcuni Fogliamari che portano cuscini di fiori e incenso. Al passaggio della processione, alcuni gridano “viva la Misericordia di Diu”.