Nella splendida città barocca della Val di Noto, Scicli, patrimonio UNESCO dal 2002, i riti della Settimana Santa sono complessi e ricchi di tradizione. Si alternano diverse processioni con i simulacri della Madonna Addolorata, gruppi statuari che rappresento le scene più salienti della Passione, come la crocifissione, la deposizione, la Pietà, il Cristo morto deposto nell’urna, fino alla notte e al mattino del gioioso giorno di Pasqua quando hanno luogo la processione del Cristo Risorto e del SS. Sacramento.
I tradizionali riti hanno inizio la domenica delle Palme, i simboli e le rievocazioni delle ultime ore di Gesù precedenti la crocifissione iniziano a destare riflessioni e commozioni nei fedeli che si radunano in preghiera intorno l’immagine della Pietà: un gruppo statuario di forte espressività che raffigura la Madonna piangente con tra le braccia il corpo inerme di Gesù affiancata da due donne. Nel corso dei giorni successivi, i fedeli accorrono numerosi presso la chiesa di Santa Maria la Nova, in cui si svolgono tutte le funzioni, e partecipano commossi alle diverse processioni.
Antiche tradizioni e rivalità tra confraternite
Le prime testimonianze dei riti, che ancora si celebrano a Scicli per la Settimana Santa, risalgono alla prima metà del XVII secolo. Le celebrazioni e le processioni avevano inizio e culmine nella chiesa di Santa Maria la Nova, ed erano gestite dalla confraternita omonima. Si ha notizia, anche di una sacra rappresentazione che si svolgeva la Domenica di Pasqua per rievocare i momenti narrati dai Vangeli relativi alla sorpresa del sepolcro vuoto e all’annuncio della Resurrezione; seguiva la processione con il simulacro del Cristo Risorto.
Le diverse processioni che da tempo si alternano, come quelle dell’Addolorata ripetuta in momenti diversi della Settimana Santa, sono il frutto di antiche rivalità tra le confraternite delle varie chiese della città. Ciascuna confraternita, infatti, si è fatta promotrice e organizzatrice di una processione, a partire dalla più antica, quella con il simulacro dell’Addolorata di Santa Maria la Nova che ha luogo la domenica delle Palme. La cosiddetta processione dell’Addolorata di San Bartolomeo, invece, è stata introdotta in tempi più recenti su iniziativa della Confraternita di San Bartolomeo. Essa è conosciuta dagli sciclitani come “Lu veru Cravaniu”, l’aggettivo “vero” è il retaggio dell’antica rivalità tra le Confraternite delle due chiese.
Questi riti, così introdotti, hanno curiosamente anticipato quei momenti devozionali che di solito sono concentrati nel periodo che la chiesa cristiana indica come Triduo Pasquale e ha inizio il giovedì santo a partire dalla rievocazione dell’Ultima Cena e l’istituzione del sacramento dell’Eucarestia.
I riti della Settimana Santa
Inizio dei riti della Settimana Santa di Scicli è la processione dedicata alla Madonna Addolorata. É un curioso anticipo degli eventi celebrati in genere durante il Triduo Pasquale. Dalla chiesa di Santa Maria La Nova, nel cuore del quartiere più antico della città, prende avvio la processione con il simulacro dell’Addolorata portata a spalla. Si unisce al corteo, riunito in profondo silenzio, anche un particolare gruppo statuario che raffigura una commovente Pietà: ai piedi di una croce rivestita in lamina d’argento, la scultura lignea della Madonna sorregge sulle ginocchia il corpo del Figlio morto, accanto due pie donne in piedi. Dal pomeriggio fino a sera i fedeli accompagnano la processione per le vie della città, alcuni seguono il corteo a piedi scalzi, in segno di profonda devozione. La banda musicale esegue marce funebri composte dai maestri locali, in particolare viene intonato lo Stabat Mater, tradizionale preghiera, cantata in versi latini, dedicata all’Addolorata.
Il secondo appuntamento è il martedì santo quando si svolge la processione della cosiddetta Addolorata di San Bartolomeo, nota tra gli sciclitani come “Lu veru Cravaniu”. La processione ha inizio dalla chiesa di San Bartolomeo nella quale è custodito il gruppo scultoreo rappresentante la Madonna, Maria Maddalena e San Giovanni ai piedi della croce su cui è appeso il Cristo.
La sera del Mercoledì Santo si svolge la Via Crucis per le strade del centro storico, momento di profondo raccoglimento in preghiera.
Il giovedì sera è tradizione allestire i cosiddetti “saburcara” ovvero i sepolcri presso gli altari delle chiese. I devoti girano per le varie chiese, fermandosi a pregare dinnanzi al tabernacolo.
Il Venerdì Santo, nella chiesa di Santa Maria la Nova si svolgono i riti della deposizione di Gesù dalla croce, il simulacro viene posto dentro un’urna di vetro che rappresenta il sepolcro. Successivamente ha luogo la processione con la statua della Madonna Addolorata, detta dell’Ospedale (perché un tempo era venerata nella chiesetta dell’ospedale poi demolita). Il corteo si avvia dalla chiesa di San Giovanni verso quella di Santa Maria la Nova, qui i fedeli attendono che l’urna con il simulacro del Cristo morto si unisca alla processione. A seguire, viene portata a spalla anche la statua del Cristo al Calvario e Giudei e un Ecce Homo.
I riti che rievocano la morte di Gesù hanno così termine e ci si prepara all’attesa della Resurrezione. La tradizionale veglia pasquale, nella notte tra il sabato e la domenica, ha luogo nella chiesa di Santa Maria la Nova, qui allo scoccare della mezzanotte, viene rivelata l’effige del Cristo Risorto accompagnata da un chiassoso suono di campane a festa. Si uniscono allo scampanio di Santa Maria la Nova, le campane di tutte le altre chiese di Scicli. La gioia della Pasqua si manifesta del grido di “Gioia” con la quale al termine della celebrazione i fedeli acclamano alla statua del Risorto, detta l'”Omu Vivu”.
La mattina della domenica di Pasqua inizia la processione del “Venerabile”: in silenzioso raccoglimento, un sacerdote porta per le vie del paese un ostensorio che custodisce un ostia consacrata sotto un grande baldacchino. La festa della gioia prorompe soprattutto quando, all’interno della chiesa, i giovani sollevano la statua del Risorto, la fanno oscillare avanti e indietro gridando in coro “gioia, gioia!”. Portano così fuori il simulacro ligneo detto dell’Omu Vivu o U’ Gioia, correndo per le vie del paese, mentre la banda suona a festa.
Nel pomeriggio la statua del Cristo Risorto è nuovamente portata in processione in un momento meno folcloristico e più raccolto nella preghiera. A tarda sera, i giovani portano a spalla ancora una volta l’Omu Vivu in un clima quasi goliardico. É l’ultima processione che chiude i riti della Settimana Santa.