Aidone, bellezza verace del territorio siculo, durante la Settimana Santa offre ai turisti uno spettacolo senza eguali. Statue che interpretano i Santi, dalle linee quasi carnascialesche e dai colori vivaci, presiedono lunghe processioni penitenziali, alle quali partecipano lamentatori, confratelli e fedeli. I riti sono assai articolati e pregni di simbolismo, ma a rendere accattivanti le sacre rappresentazioni è il loro aspetto teatrale. Nel palcoscenico offerto da questa terra verdeggiante, con vista sull’Etna e sul Mar Mediterraneo, il messaggio evangelico viene espresso in ogni sua più piccola nuance, coniugando a pieno storia, folklore locale e spirito religioso.
Il rito antico, le confraternite e la suddivisione della società
Pietra preziosa della Sicilia centro-orientale, Aidone è un’importante meta turistica, dove le tradizioni più antiche resistono eroicamente allo scorrere del tempo. La Settimana Santa è una delle occasioni in cui la popolazione mostra con orgoglio la propria cristianità, che nel periodo pre-pasquale richiede grande raccoglimento. Le processioni, i canti, i raduni e le confessioni, sono parti di un complesso rituale che ha origine alla fine dell’Ottocento, quando nell’ennese erano vive le proteste dei contadini in disaccordo con le politiche del governo sabaudo. La particolare statua del Messia, che viene staccata dalla croce il Venerdì Santo, anticamente apparteneva ai ricchi proprietari terrieri, ai nobili, facenti parte della “confraternita dei Bianchi”. I mezzadri, i lavoratori di basso rango ed i salariati, erano invece membri della confraternita dell’Annunziata. Questo tipo di organizzazione, rigida ma al contempo ben strutturata, rappresentava un importante accordo tra le parti. Quando a seguito di una rivolta dei nobili fu negata al popolo la statua del Cristo, gli aidonesi risposero trafugandola. Nonostante la successiva restituzione dell’oggetto sacro, i Bianchi ne uscirono feriti nell’orgoglio ed elaborarono una strategia per impedire un nuovo furto. Fu così che, nella tarda serata del Mercoledì Santo, decisero di spostare la statua di chiesa in chiesa, evitando di sostare troppo a lungo in ognuna di esse. La trovata dei confratelli, tuttavia, generò una bizzarra processione notturna, che la popolazione finì per osservare con sospetto. Col passare del tempo la nobiltà perse sia i denari che il prestigio sociale, fatti che condussero allo scioglimento dei Bianchi. Il simulacro passò quindi alla confraternita dell’Annunziata ma, secondo la leggenda, non si trattò di una donazione. Pare che, a “liberarsi” dell’oggetto devozionale fu l’ultimo dei nobili, forse caduto in miseria, che lo vendette ai “nunciatari”. Da quel momento in poi, la statua dalle braccia mobili tornò ad essere protagonista indiscussa della processione. Attorno alla fine degli anni cinquanta, il prete dell’epoca decise di apportare delle modifiche alla manifestazione, aggiungendo un bacio devozionale al Cristo giunto alla matrice. Tale pratica, che comunica la riconoscenza dei fedeli e la sacralità del sacrificio, è ancora in uso in alcuni comuni del palermitano. Le celebrazioni attuali, seppur simili a quelle dell’epoca, presentano oggi delle leggere modifiche.
Dalla Domenica delle Palme alla Giunta di Pasqua
I riti della Settimana Santa si aprono con la Domenica delle Palme e si concludono con la Pasqua. Tale intervallo di tempo è scandito da varie rappresentazioni, vissute con grande trasporto da tutti gli aidonesi. La Domenica delle Palme, 12 statue di cartapesta che rappresentano gli Apostoli, vengono portate presso la parrocchia dell’Annunziata. I “Santoni” viaggiano in coppia, partendo tutti da chiese diverse, e vengono accompagnati dai membri delle confraternite. Giunti sul luogo del ritrovo, avviene la benedizione delle palme, cui segue una processione composta verso la matrice. Questa volta, a scortare i Santi c’è tutta la comunità, con in mano i ramoscelli d’ulivo appena benedetti. Quando la folla capitanata dal parroco raggiunge il luogo di culto, trova tuttavia le porte della chiesa serrate. I Santi provano a bussare, poi a forzare l’entrata, quindi hanno la meglio. Ognuno di essi varca la soglia secondo un preciso ordine, che vede Giovanni come primo della fila e Simone come ultimo, seguiti dal prete che fa le veci del Messia. Poco prima della fine del periodo quaresimale, i fedeli ricordano la Passione di Gesù, pregano intensamente e fanno penitenza. Non stupisce quindi che, in questa fase di cordoglio generale, prenda vita un’intensa processione penitenziale. Lo scopo è quello di accompagnare i confratelli alla confessione, ma è anche un mezzo per “accompagnare nella fede” tutti i concittadini. Il corteo si muove in modo assai ordinato ed è arricchito da curiosi canti in dialetto siculo, comunemente chiamati “lamenti”. Durante il Mercoledì Santo va invece in scena “il Signore rubato”, ossia il posizionamento del corpo di Cristo sulla croce. Da questo verrà tolto solo il Venerdì, durante “A scisa” (la deposizione), per essere adagiato all’interno di una bara di vetro. Segue quindi una grande processione notturna, nella quale il feretro viene trasportato da uomini vestiti di bianco. Ad accompagnare il corpo di Cristo vi è poi la statua dell’Addolorata, sorretta da donne vestite di blu con copricapi di velo nero. Anche la banda musicale si unisce al corteo funebre, omaggiandolo di un mesto e complesso sottofondo musicale. Ciò a cui gli spettatori assistono ha la parvenza di una rappresentazione teatrale, ma con una marcia in più. In questo caso, infatti, l’intero paese fa da palcoscenico e gli attori sono le centinaia di devoti che si calano nella parte, investendo grandemente in termini emotivi. Alla folla partecipano inoltre delle fanciulle, che interpretano le pie donne, più altri figuranti che vestono i panni degli angeli. L’ultima domenica, giorno della Resurrezione, la manifestazione raggiunge l’apice della bellezza, che si concretizza nella “Giunta”. Alle 10 del mattino, le statue dell’Addolorata e del Cristo Risorto vengono portate nell’area più marginale di piazza Cordova. Arrivano quindi anche i Santi ed i confratelli che, nel vedere il Salvatore, iniziano a muoversi freneticamente per portare la lieta novella alla Madonna. Per tre volte, tante quante furono le negazioni, Pietro corre dalla statua di Cristo a quella dell’Addolorata. Alla fine Gesù viene portato nella zona centrale della piazza, dove si ricongiunge con la madre, in quella che viene chiamata la “Giunta di Pasqua”. La Vergine, sollevata dalla Resurrezione del figlio, si spoglia del velo nero e raggiunge Santa Maria La Cava. Cristo, invece, viene accompagnato alla Chiesa Madre.