La Chiesa di San Domenico si trova nel cuore del vecchio quartiere arabo di Caltanissetta. Fu costruita nella prima metà del Quattrocento per diventare il pantheon della famiglia Moncada. All’interno, oltre ad ammirare diverse opere d’arte, è possibile visitare anche l’antica cripta.
La storia della Chiesa di San Domenico di Caltanissetta
La chiesa di San Domenico di Caltanissetta e il convento annesso risalgono alla prima metà del Quattrocento. I primi riferimenti certi sull’esistenza dell’edificio li possiamo trovare in un atto notarile del 1475. Secondo la leggenda, a volere la chiesa fu il Beato Reginaldo Lombardo, discepolo di San Domenico. In realtà è molto probabile che la costruzione della chiesa fu opera dei Moncada, una famiglia nobile siciliana di origini catalane, per farla diventare il proprio pantheon. Diversi rimaneggiamenti e ampliamenti furono apportati alla chiesa nella seconda metà del Settecento. In questo periodo si aggiunge anche il prospetto ricurvo che caratterizza l’edificio. La chiesa di San Domenico è sempre stata destinata al culto, tranne nel periodo che va dal 1866 al 1924. In questi anni, infatti, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi, la chiesa diventa magazzino militare e il convento annesso alla caserma.
La Chiesa e la Contessa Adelasia
La Contessa Adelasia di Adernò era una nobildonna figlia di Emma d’Altavilla e Rodolfo di Montescaglioso, detto il Maccabeo. Il nonno paterno Ruggero I, conosciuto anche come Gran Conte Ruggero, assegnò diversi possedimenti a Ruggero, fratello di Adelasia, e tra questi rientrava anche il territorio di Caltanissetta. Con la morte prematura di quest’ultimo, Adelasia ereditò i possedimenti su cui governò fino alla morte, avvenuta intorno al 1150. Nel corso del Seicento, tra le macerie del Castello di Pietrarossa, furono ritrovati i resti della Contessa. Questa aveva una corona di rame sul capo con una medaglia dove erano incisi il suo nome e quello dei suoi antenati. La Contessa Luisa Moncada ordinò di trasferire il suo corpo nella Chiesa di San Domenico. Nel 1924 però, con la riapertura dell’edificio al culto, non vi era più traccia di questa sepoltura.
L’architettura e le opere della chiesa
Il prospetto della Chiesa di San Domenico è incompiuto, perché la torre campanaria non fu mai ultimata . Risente dell’influenza del Barocco romano di Borromini, infatti è convesso nella parte centrale e concavo lateralmente. Conci di arenaria locale sono presenti in tutti gli elementi visibili sulla facciata, compreso il portale di ingresso. La chiesa ha una pianta basilicale a tre navate e, nel soffitto, è decorata da splendidi stucchi ottocenteschi. All’interno della Chiesa si trovano la tela, dedicata a San Vincenzo Roggeri, realizzata dal pittore fiammingo Guglielmo Borremans e i quadri con San Tommaso d’Aquino, San Domenico e San Pietro Martire del pittore nisseno Vincenzo Roggeri. A questi si aggiunge anche una Madonna del Rosario di Filippo Paladini. Questa tela ha un’importante valenza storica, oltre che artistica. Nell’opera infatti sono ritratti i figli del Conte Francesco Moncada. In passato nella Chiesa di San Domenico era presente anche la Madonna del Carmine di Filippo Paladini, oggi esposta nella Cattedrale di Santa Maria la Nova. È possibile, inoltre, visitare le cripte sotterranee dove, in passato, si trovavano i resti della famiglia Moncada. Oggi sono visibili alcune tombe e le nicchie utilizzate per la “scolatura” dei cadaveri, prima di procedere con l’inumazione.
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