La Villa del Casale di Piazza Armerina è una straordinaria testimonianza di arte romana in Sicilia. Dal 1997 fa parte dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
La storia della Villa Romana del Casale
Il complesso, riferibile alla metà del IV secolo d.C. e ubicato in una suggestiva valle a tre chilometri di Piazza Armerina, è dominato dal Monte Mangone e lambito dal fiume Gela. la presenza della villa in quest’area, legata al latifondo romano, è connessa con la strada che univa Catina ad Agrigentum, asse viario di estrema importanza perché “la città dei templi” era lo scalo principale per i collegamenti con l’Africa. L’antico Itinerarium Antonini, difatti, menziona nella zona in questione la statio Philosophiana e con molta probabilità la Villa del Casale era parte integrante di un vasto possedimento come sembra confermato inoltre da bolli laterizi con la dicitura FIL(O)SOF, rinvenuti poco lontano nell’odierna contrada “Sofiana”. La conferma di un insediamento protratto nei secoli, motivato da ragioni orografiche e topografiche, è data dalla presenza di strutture di una costruzione, meno estesa di quella attuale, risalente al I secolo d.C., la cosiddetta villa rustica. L’area inoltre venne frequentata in periodi successivi alla fase tardo antica, come testimoniano tracce di riuso dei livelli superiori della villa in epoca medievale (X-XII secolo), sepolture di età bizantina e la basilica paleocristiana in contrada “Sofiana”. La frana del monte Mangone, avvenuto poco dopo la metà del XII secolo, ha ricoperto per intero le strutture e ne decretò il definitivo abbandono, preservando tuttavia il complesso fino alla sua riscoperta.
I mosaici della Villa del Casale di Piazza Armerina
La fortuna artistica della Villa del Casale è legata da ben 3.500 metri quadrati di pavimenti mosaicati, che corrispondono in larga parte alle funzioni di rappresentanza e celebrativa. Le maestranze impegnate in questo vero e proprio programma figurativo sembrano dipendere dalla famosa e fastosa tradizione musiva legata alla fase nordafricana dell’Impero romano (III-IV secolo) e attestata anche in altri complessi tardo antichi dell’isola come la Villa Romana del Tellaro e la Villa Romana di Patti. Il repertorio figurativo rientra nella tradizione decorativa ellenistico-romana (uccelli, pesci, maschere teatrali e personificazioni di stagioni), in quella realistica (mosaico dell’Adventus, delle Danze, delle Mutationes vestis, ….), in quella idilliaca (Eroti e la Pigiatura delle uve), o in quella infine del carattere epico-mitologico (Mosaico di Ulisse e Polifemo, Eracle e i Giganti, Orfeo etc). Per questi ultimi non è tuttavia esclusa l’ipotesi che ci siano influenze artistiche anche dall’Asia Minore.
Gli ambienti della Villa del Casale
L’ingresso monumentale
L’ingresso monumentale a tre fornici, oggi diruti, sembra mimare la consuetudine degli archi onorari, confermata ulteriormente dalla presenza di un apparato pittorico di grande suggestione, di cui si conservano ampi lacerti, comprendenti schiere di armati, allegoricamente posti per rendere onore al dominus e agli ospiti. Una corte porticata colonnata dalla inusitata pianta poligonale permette l’accesso alle terme da un lato e dall’altro conduce al peristilio.
Le Terme
La pianta delle terme è dominata da originali partiture stilobate, che seguono tuttavia un’unica direttrice assiale. Le antiche terme sono suddivise in frigidarium, tepidarium, calidarium e laconicum. Elemento centrale dell’intero impianto è la pianta circolare “a fiore” del frigidarium, il cui interno è scandito da nicchie laterali, una delle quali di forma allungata, prende la destinazione d’uso di piscina natatoria. Il peristilio, ritmato da un colonnato marmoreo, circoscrive uno spazio centrale dominato da una fontana e da un piccolo luogo di culto (larario). Il portico permette l’accesso agli ambienti laterali (diaetae), fra cui spiccano i vani con i mosaici della Piccola caccia, di Orfeo, delle Dieci ragazze e del Ratto delle Sabine.
Peristilio Rettangolare
Ai lati dell’Aula si estendono due complessi abitativi, di cui le finalità d’uso sono sottolineate dall’apparato musivo e anche dagli affreschi. Allo stesso livello di quota dell’Aula Basilicale si trova la sala trichora, preceduta da un peristilio ellittico (xystus), con funzione di vestibolo per la sala di rappresentanza.
Il Corridoio della Grande Caccia

Uno dei mosaici più famosi appartiene al filone realistico, si distende e caratterizza il lungo Corridoio della Grande Caccia (50 metri circa) che si inserisce e collega il settore del peristilio a quello dell’Aula Basilicale. La composizione, pur servendosi di alcune scene di genere marine e di caccia, assume singolari connotati per l’ideazione, dimensione e rendimento. Da est a ovest le raffigurazioni sembrano convergere con movimento centripeto. Sono presenti nelle due absidi, che chiudono i lati corti, le personificazioni di due Province: l’Africa (o per altri studiosi l’Egitto), che sorregge una zanna d’avorio, e la Mauretania (o Asia) nella figura che brandisce un’asta, affiancata da due fiere. Si distendono intricati e vari episodi di caccia con assalti, lotte e catture di animali selvatici e fantastici, imbarco delle fiere su navi che partono o giungono a destinazione. Tra cavalieri, animali, orizzonti geograficamente definiti da colline e alberi stilizzati, spiccano tre personaggi anche per l’abbigliamento ricercato.Fra loro il più anziano si indica comunemente come il padrone della villa.
Il mosaico della Piccola Caccia

In un vano a nord del peristilio è presente il mosaico della Piccola caccia, in cui è possibile vedere, in un ciclo a narrazione continua, due scene principali circondate da episodi secondari. Il complesso figurativo si diparte dal sacrificio sull’altare in onore di Artemide Agrotera, con ai lati alcuni servi che portano la selvaggina. Al centro della composizione vi è un banchetto all’aperto, preparato sotto una tenda. Intorno scene di caccia, con alcuni cani che inseguono una volpe. Seguono altre scene in cui è possibile scorgere un inseguimento ai danni di una lepre, un cacciatore ferito da un cinghiale e la cattura dei cervi con la rete.
Il mosaico delle ragazze in bikini

A sud del peristilio è presente il famoso mosaico delle Dieci ragazze, in cui compaiono su due registri giovani fanciulle con vesti succinte (costume definito successivamente “bikini”) intente in esercizi ginnici (come il gioco della palla), o sul bordo dell’acqua, oppure impegnate nella premiazione. Le decorazioni musive, sempre nel carattere realistico, continuano con il mosaico delle Gare nel circo e con quelle del Piccolo circo. Nel primo la scena si svolge con vivacità e ritmo nel Circo Massimo, suddiviso all’interno della spina sovrastata da un obelisco e caratterizzato dalla statua della Magna Mater, da altre piccole edicole e da alcuni templi che trovano un riscontro reale con la disposizione topografica di Roma. Il realismo della scena è sottolineato dal movimento curvilineo delle quadrighe, da un magistrato che premia il vincitore, da gruppi di personaggi intenti ad assistere alle gare o a rifocillarsi con focacce offerte su vassoi. Il mosaico conosciuto come Piccolo circo, in realtà rappresenta l’allegoria delle stagioni. All’interno del circo sono presenti bighe trainate fantasticamente da coppie di volatili dal vivace piumaggio con i colori delle squadre e condotte da amorini.
Basilica
Con scenografica valenza simbolica si presenta l’Aula Basilicale, posta alla quota più elevata, in cui si estende il lungo corridoio rettangolare detto della Grande Caccia, collegato al peristilio da un colonnato che riprende le medesime distanze degli intercolumni. L’interno dell’Aula presenta un’abside nella parete di fondo e la cathedra sopra cui corrisponde una nicchia per statue.
Chi era il proprietario della Villa del Casale?
Numerose sono state le teorie circa la soluzione del problema sull’identificazione del proprietario. L’attenzione è stata rivolta a personaggi dell’aristocrazia romana legati alla Sicilia, che presentavano nel loro cursus onorum l’incarico di sovrintendere ai giochi circensi. Si è proposto il nome di L. Aradius Valerius Proculus Populonius, governatore dell’isola tra il 327 e il 331, oppure di Ceionius Rufus Lampadius, personaggio di spicco sotto Costanzo II, il cui padre era noto con l’appellativo di philosophus, fondamentale per alcuni studiosi al fine di spiegare il coronimo Philosophiana. Non sono mancate ipotesi ancora più fascinose che individuano nei soggetti musivi i committenti e i padroni della villa stessa: Massimiano Erculeo (membro della Tetrarchia imperiale voluta da Diocleziano) e il figlio Massenzio (che sarebbe stato facilmente riconosciuto in un mosaico, a causa del suo pronunciato strabismo), ma non è da sottovalutare le ipotesi di appartenenza della villa a Nicomachus Flavianus, di cui le fonti citano l’otium apud Hennam e la sua predilezione per i mosaici.
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