L’Atelier sul Mare è il museo-albergo creato da Antonio Presti, il fondatore del Parco Fiumara d’Arte. Dalla sua inaugurazione nel 1991 ad oggi, artisti italiani e internazionali hanno creato una ventina di “camere d’arte”. Stanze che diventano opere d’arte a tutti gli effetti con cui l’ospite è chiamato ad interagire. Inserito nel fantastico contesto del golfo di Tusa, la sua visita rientra sicuramente tra le esperienze da fare almeno una volta nella vita.
La storia del Museo Albergo Atelier sul Mare
La storia del Museo Albergo Atelier sul mare inizia negli anni Novanta, quando il mecenate Antonio Presti decide di acquistare il Kawarib Hotel a Castel di Tusa. L’edificio, progettato nel 1969 dall’architetto Vincenzo Cancila, è stato realizzato secondo uno stile architettonico moresco-siculo, fatto di archi, volute imbiancate e di ampie terrazze. Dopo aver coinvolto diversi artisti nella realizzazione di camere d’arte, il nuovo hotel viene inaugurato ufficialmente nel 1991. La struttura alberghiera diventa così, a tutti gli effetti, l’ottava opera ad entrare a far parte del Parco della Fiumara d’Arte.
Le camere d’arte dell’Atelier sul Mare
Le camere d’arte sono ciò che rendono l’Atelier sul Mare un art hotel unico al mondo. Nel corso degli anni, Antonio Presti ha chiamato artisti italiani e internazionali a decorare una ventina delle camere della struttura.
La bocca della verità 1990, Mario Ceroli
La bocca della verità è la prima camera d’arte dell’Atelier sul Mare ad essere stata realizzata. Nel 1990 l’artista Mario Ceroli fa un intervento che si concentra esclusivamente sugli elementi di arredo. Sono realizzate in legno lamellare grezzo e massiccio, autentico marchio di fabbrica dell’artista. Il cassettone è un monolite, reso vibrante dalle convessità bombate dei cassetti lavorati secondo scanalature verticali. Il guardaroba, senza ante, non nasconde nulla e ha nella cornice superiore i simboli dell’Alfa e dell’Omega, che rappresentano il trascorrere delle stagioni. Le sedie hanno una forma spiccatamente allungata e si presentano sinuose ed eleganti. Il protagonista della stanza è però il letto, dove sulla testata c’è scolpita la grande Bocca della verità che dà il nome alla stanza.
Il Nido (1991), Paolo Icaro
La stanza che Paolo Icaro concepisce nel 1991 per l’Atelier sul Mare si chiama Il Nido. Il centro della stanza è occupato da una grande scultura che incorpora il letto. Ha una forma semiellittica che si avvolge su se stessa e ricorda quella un guscio di uovo spezzato. Il copriletto che è stato realizzato, imitando le piume degli uccelli, dona morbidezza e calore. Dal letto è possibile godere della vista del mare e del cielo attraverso una grande vetrata, rendendo questa stanza un perfetto nido d’amore. L’unico colore presente è il bianco, anche negli elementi di arredo. L’armadio, il tavolo e le sedie sono piccole sculture in ferro che aspirano alla trasparenza, all’immaterialità. Elementi sicuramente necessari ma che occupano uno spazio marginale.
Mistero per la luna (1991), Hidetoshi Nagasawa
Dopo aver realizzato nel 1989 l’installazione Stanza di barca d’oro per il Parco Fiumara d’Arte, Hidetoshi Nagasawa torna a collaborare con Antonio Presti. Così, due anni dopo, realizza per l’Atelier sul mare la stanza: Mistero per la luna. La camera è improntata alla filosofia asiatica della semplicità e dell’essenziale. Il processo creativo di Nagasawa è finalizzato a “togliere cose” più che a “mettere cose”. Così l’unica illuminazione artificiale ammessa è un piccolo lume inserito in una nicchia del muro. Il sole di giorno e la luna di notte sono le fonti luminose a disposizione di chi sceglie questa stanza. Il pavimento è ricoperto di lastre di ottone dorato e lo stesso materiale e colore è utilizzato anche nelle pareti per evidenziare il perimetro della stanza. La stessa struttura viene riproposta nel bagno ma, questa volta, dipinta.
Linea d’ombra (1992), Michele Canzoneri
Tutti i temi cari a Michele Canzoneri sono sintetizzati nella sua camera dal titolo Linea d’ombra. Il primo che si manifesta è il contrasto tra buio e luce. Varcata la soglia di ingresso, un lungo corridoio metallico fa piombare il visitatore nell’ombra. Raggiunta la fine del percorso, una porta apparentemente nascosta, conduce alla stanza vera e propria dove, invece, è la luce a trionfare. Qui si palesa il tema principale dell’intervento di Canzoneri: il viaggio. Ispirato dalle storie di Conrad, fatte di tempeste e naufragi, realizza un letto del tutto simile ad una zattera. Esattamente di fronte c’è una grande vasca di maiolica azzurra direttamente a contatto con la finestra vista mare. L’artista palermitano, che nel Duomo di Cefalù ha realizzato 32 vetrate artistiche, dimostra anche qui la sua abilità. Alla destra del letto si possono infatti ammirare le due splendide vetrate Notte stellata e Orizzonte. La sua bravura come scenografo è tutta nel modo in cui riesce a mimetizzare perfettamente i sanitari del bagno del tutto simili a dei barili.
Energia (1992), Maurizio Mochetti
La camera Energia di Maurizio Mochetti è incentrata sul contrasto tra la gravità della materia e la leggerezza immateriale della luce. Tutto si gioca sul rapporto tra la purezza algida del bianco e la geometria delle linee e il calore avvolgente del rosso degli arredi. L’elemento fondamentale è una grande finestra basculante, che permette di passare da una situazione di piena luce naturale ad una di totale assenza. Nel primo caso tutti i mobili, interamente dipinti di rosso, risultano sproporzionati e ingombranti. Chiudendo la finestra, si attivano delle luci rossi che illuminano dal basso il letto e il resto del mobilio, che risulta così alleggerito e smaterializzato. Al risveglio mattutino, il soffitto ripropone il luccichio delle onde bagnate dai raggi del sole.
Su Barca di Carta m’Imbarco (1993), Maria Lai
Nel 1993, Antonio Presti invita l’artista sarda Maria Lai a realizzare una camera d’arte per l’Atelier sul Mare. Il risultato è Su Barca di Carta m’Imbarco che indaga il tema dell’unione attraverso le due grandi isole del Mediterraneo: Sicilia e Sardegna. Unite dallo stesso mare che le bagna ma, comunque, molto diverse tra di loro. Per rappresentare queste differenze, l’artista sceglie di dipingere le pareti utilizzando due diversi colori rappresentativi. Il nero per la sua terra di origine e il blu per la Sicilia.Il silenzio di entrambe le isole è contenuto nella forza di una pietra spaccata posta davanti al letto. Fili di rame corrono lungo il tetto culminando in una sfera solare dello stesso materiale, non a caso conduttore di energia. Il letto quadrato è rivestito da un copriletto, dove Maria Lai ha ricamato la costellazione solare. Il bagno è interamente realizzato con le sue ceramiche e il suo soffitto è una lastra di vetro da cui scorre un fiume d’acqua.
La stanza del profeta (1995), Dario Bellezza, Adele Cambria, Antonio Presti
La stanza del profeta è l’omaggio a Pier Paolo Pasolini da parte del proprietario dell’Atelier sul Mare, Antonio Presti. Sulla porta di ingresso è dipinta la poesia di Pasolini Alla mia nazione e si apre come fosse un ponte levatoio. Per accedere alla camera è inevitabile calpestare la porta e quindi il testo. Una volta dentro, un corridoio angusto, che culmina con un labirinto di specchi nelle pareti e nel soffitto, porta alla camera da letto. Questa è realizzata in paglia e fango ed è un omaggio al film Il fiore delle Mille e una Notte del regista. Lungo il perimetro delle pareti è riproposta la stessa poesia della porta di ingresso ma questa volta scritta in arabo. Sui muri si aprono delle feritoie, da cui filtra la luce e una grande vetrata garantisce una splendida vista sul mare. Sotto di essa, è stata deposta simbolicamente la sabbia dell’idroscalo dove Pasolini è stato ucciso. La camera comprende anche un altro ambiente con due letti singoli e il bagno che rappresenta la parte violenta e cruda delle opere di Pasolini. Qui, infatti, non c’è un pavimento ma solo una rigida griglia di pesante metallo e sui muri spicca un groviglio di spranghe e tubi metallici che emettono acqua con violenta pressione. Un’enorme ventola sul soffitto trasforma l’ambiente in un grande bagno purificatore.
Trinacria (1993), Mauro Staccioli
Diciassette anni prima di 38° Parallelo – Piramide, Mauro Staccioli aveva già collaborato al progetto della Fiumara d’Arte. Nel 1993 l’artista concepisce per l’Atelier sul Mare la camera d’arte: Trinacria. Anche in questo caso l’accesso alla stanza non è banale. È necessario spingere una porta pesante quanto una roccia che ruota su un cardine, liberando così un piccolo spazio per il passaggio. Si entra in un ambiente dominato dalla semi-oscurità appena sferzata da raggi di luce che colpiscono il vetro dell’enorme finestra e si incuneano come fessure nella notte. La forma triangolare domina tutti gli spazi: dal prisma della porta , a quella del letto e dell’imponente triangolo rosso che si erge su uno dei suoi tre vertici. Oltre che dalla forma della Sicilia. Staccioli si è ispirato anche ai suoi colori, scegliendone due come più rappresentativi. Si tratta del rosso del sole e il nero del vulcano. Il richiamo all’Etna è anche nelle pareti realizzate con un impasto contenente la sua lava.
La torre di Sigismondo (1993), Raoul Ruiz
Anche il cileno Raul Ruiz, uno dei registi più eccentrici del panorama internazionale, è stato coinvolto nel progetto dell’Atelier sul Mare. Il titolo della sua camera d’arte La torre del Sigismondo, chiaro riferimento all’opera La vita è sogno, di Pedro Calderón de La Barca. Il fulcro della stanza è rappresentato da un elemento del set cinematografico del film “Turris Eburnea”. Si tratta di un grande letto rotondo girevole con un diametro di tre metri. Nel dramma di Calderón de La Barca, Sigismondo è il figlio del re di Polonia Basilio. Sfruttando le sue conoscenze come astrologo, il sovrano prevede che da grande diventerà un tiranno e, per questo, lo fa rinchiudere in una torre. In questo caso la torre non è uno strumento di prigionia. Il suo tetto si può aprire completamente usando due manopole e dando così all’ospite la possibilità di abbracciare metaforicamente la luce o dormire guardando il cielo stellato.
Sogni tra segni (1994), Renato Curcio, Agostino Ferrari
Gli artisti Renato Curcio e Agostino Ferrari hanno ideato la camera d’arte Sogni tra segni, un tributo all’utopia ideologica. Al centro della stanza c’è il letto, punto di vista privilegiato per ammirare il lungo “lenzuolo di gesso” che dal tetto arriva al pavimento. Sono riportati simboli e lettere che arrivano da un passato lontano. Si va dai geroglifici egiziani, ai caratteri cuneiformi, all’alfabeto greco, stimolando l’attenzione sul significato dei simboli. Il bagno riproduce l’ambiente di una caverna con pitture rupestri e simbolismi di antiche scene di caccia. Il lavandino e la doccia sono ricavati dalla pietra delle pareti, da cui sgorgano getti d’acqua, come da una fonte, simbolo dell’inizio della vita.
La stanza della pittura (1996), Piero Dorazio, Graziano Mariani
Dopo aver realizzato nel 1990 l’intervento decorativo Arethusa, per la Fiumara d’arte, gli artisti Piero Dorazio e Graziano Mariani tornano a collaborare con Antonio Presti. Sei anni dopo realizzano, per l’Atelier sul Mare, La stanza della pittura. Gli ospiti di questa camera, una volta entrati, piombano all’interno di un quadro astratto. Le pareti sono interamente dipinte ad affresco e decorate con linee e forme geometriche. Nella camera da letto i colori scelti sono il verde, il blu, l’azzurro e il rosa, tinte vivaci ma leggere che conferiscono all’ambiente energia vitale. Sui muri corrono linee sottili e curve simili a scie luminose. Al centro della stanza c’è un grande letto bianco disegnato in modo da formare un parallelepipedo. Il gioco cromatico e la grande finestra, completamente aperta sul mare e sul cielo, alleggeriscono i volumi e proiettano verso un caleidoscopico universo di luci e di cromie.
Terra e Fuoco (1996), Luigi Mainolfi
Luigi Mainolfi concepisce la sua camera, dal titolo Terra e Fuoco, interamente rivestita da frammenti di terracotta. Gli elementi fondamentali della stanza sono gli unici elementi di arredo. Il primo è il letto, apparentemente sospeso che fluttua leggero nello spazio senza appigli visibili nelle pareti. Il secondo è la sedia, una scultura in ferro che si sviluppa fino al soffitto. Privata della sua funzione essenziale, comunica “la libertà” di essere conoscenza e pensiero. La sedia è anche il punto di vista privilegiato per ammirare la grande vetrata rettangolare che, con l’effetto di uno sfondamento prospettico, apre lo sguardo e la mente al mare e al cielo.
La stanza del mare negato (1992), Fabrizio Plessi
La stanza del mare negato, ideata dall’artista Fabrizio Plessi è una camera d’arte apparentemente claustrofobica ma che nasconde una sorpresa. Le pareti sono interamente coperte da vecchie porte che negano la vista del mare. La sua immagine è invece presente su sei schermi, posti uno accanto all’altro quasi a formare un orizzonte, dove è trasmessa ininterrottamente l’immagine dei un’onda che si infrange sulla battigia. Un’attenta ricerca, che ha un senso fortemente metaforico, porterà a trovare l’unica di queste porte che è possibile aprire, regalando così al visitatore la vista del mare vero, simbolo di rigenerazione. Le vecchie porte in legno, incastonate e composte quasi come delle tarsie, portano con loro il senso della storia e indicano un tempo infinito, quello della ricerca di ciò che non si ha o di ciò che si è perduto.
Portatori d’acqua (2006) Antonio Presti, Agnese Purgatorio, Daniele Mitterand, Cristina Bertelli
La stanza Portatori d’acqua, prende il nome dall’omonima campagna che la Fondazione France-Libertés, fondata da Danielle Mitterrand, porta avanti da anni. L’obiettivo di questa camera d’arte dell’Atelier sul Mare è porre l’accento proprio sul consumo responsabile dell’acqua, evitando ogni forma di spreco. È formata da due ambienti molto diversi tra di loro e per certi versi in contrasto. Il primo evoca l’assenza di acqua e l’aridità di un deserto attraverso l’utilizzo di un rivestimento in alluminio e la presenza di zolle di sale che costellano la stanza. Il secondo è invece completamente rivestito in rame, uno dei metalli conduttori di energia per eccellenza. Attraversando questo ambiente il visitatore compie un percorso per raggiungere l’origine della purezza. Culmina infatti con una grande fonte di pietra, dove versare dell’acqua con petali di rose bianche e foglie di limone. Gli ideatori di questa camera sono Antonio Presti, Agnese Purgatorio, Daniele Mitterand e Cristina Bertelli.
Lunaria – Contrada senza nome (2007), Vincenzo Consolo, Ute Pika, Umberto Leone
Nell’ideare la loro camera per l’Atelier sul Mare, il duo Ute Pika e Umberto Leone, compagni sia nel lavoro che nella vita, si sono ispirati ad una storia dell’opera siciliano Vincenzo Consolo. Lunaria è una favola che racconta la storia di un viceré malinconico e della caduta della luna in una “Contrada senza nome”. Le pareti della stanza sono dipinte interamente di blu e in alcuni punti sono riportati parti di testi dello scrittore siciliano. Su tutti i lati ci sono 19 sculture ottenute da due tronchi di ulivo, tagliati longitudinalmente. Al centro c’è un grande letto rotondo che rappresenta la luna. Lungo il perimetro della stanza, sono stati collocati sette “libri gigantici”, alti tre metri, le cui pagine sono sculture tagliate in sezioni molto sottili, e montate in modo da formare le pagine di un grande libro.
Hammam (2007), Sislej Xhafa
Hammam, di Sislej Xhafa, è un omaggio alla multiculturalità del mondo arabo e al suo antico rapporto con la Sicilia. Sparsi tra i diversi ambienti che compongono la camera d’arte si trovano: una bassa vasca a forma di Stella di Davide, una vetrata in stile bizantino, tappeti afgani, lampade marocchine e una sauna finlandese. L’artista albanese vuole spingere il visitatore ad allargare i propri orizzonti, abbattere ogni pregiudizio e vivere senza fare distinzioni di sesso, religione, razza, colore della pelle. Questo viene fatto sia metaforicamente ma anche materialmente. Dalla camera da letto, l’apertura di una porta permette di abbattere simbolicamente ogni confine e accedere ad un nuovo ambiente. L’esperienza di contatto con il mondo arabo può essere completata provando l’esperienza del bagno turco.
Doppio sogno (2009), Tobia Ercolino
L’artista Tobia Ercolino nella sua camera d’arte Doppio Sogno, decide di utilizzare un aspetto più ideologico e concettuale dell’arte, con elementi metafisici che confondono. Entrando nella stanza ci accorgiamo di abitare un’attesa, tanto soggettiva quanto protesa, in grado di farci disperdere il senso di una spazialità superflua, pervasa dalla manifestazione di un corpo che non vive il tempo della realtà. L’artista ha dedicato questo habitat, lontano dalla realtà del giorno, al poeta, colui che dice ma al tempo stesso accoglie una chiara e necessaria presenza dell’umano. Nell’atto di appartenenza a questa attesa scopriamo di perdere la sembianza di spettatori e incontriamo un tempo in cui l’energia traduce i sintomi della visibilità in una collocazione spaziale all’interno della nostra macchina sensoriale.
La stanza dell’Opra (2010), Mimmo Cuticchio
Dal 2010 l’Atelier sul Mare ha anche uno spazio dedicato ai pupi siciliani, dichiarati dall’Unesco Patrimonio orale e immateriale dell’umanità. Mimmo Cuticchio, mastro puparo palermitano, ha realizzato La stanza dell’Opra che racconta la sua storia e quella della sua famiglia. Al centro della camera c’è un piccolo teatrino dei pupi, proprio dietro il letto per dormire. Questo per simboleggiare lo spazio dedicato al sonno che la famiglia Cuticchio ricavava nei magazzini dove viveva, durante le lunghe tournée. Le pareti sono decorate da sei pannelli in terracotta, realizzati dalla ceramista Sara Garofalo con le immagini dipinte da Pina Patti Cuticchio, madre di Mimmo. In bagno ci sono due docce che simboleggiano le due diverse fontane dell’epica cavalleresca. La prima è quella dell’amore e la seconda è quella dello sdegno. Paladini e donzelle le usano per abbeverars,i innescando così le avventure rocambolesche che sono giunte fino a noi.
La Stanza della Luce (2011), Pepi Morgia
La Stanza della Luce è la camera d’arte concepita dal regista e light designer Pepi Morgia. È un omaggio diretto agli psichedelici anni Sessanta e Settanta, quando l’uso della luce si trasforma in installazione d’arte. Una volta dentro, ad accogliere il visitatore c’è uno spazio unico dominato dal bianco. La magia inizia chiudendo le imposte e accendendo la lampada di Wood. La luce fluorescente mostra così messaggi sui muri: plasma, forma, spazio, eterea e per finire “la luce è vita”. L’anima della stanza è il grande letto che, una volta accese le luci che ci sono sotto, si trasforma in una vera installazione. Una volta spenti tutti gli interruttori, ci si può addormentare tra le ombre di una luce naturale, non più artificiale ma cosmica. Su un’imposta scura un messaggio scritto ricorda che la “Luce è vita” e la vera luce è quella che si espande aprendo la finestra.
Stanza del rito della luce (2012), Antonio Presti e Artisti Vari
La Stanza del rito della luce è l’omaggio di Antonio Presti e dei massimi rappresentanti della poesia nazionale ed internazionale che sono intervenuti durante le tante edizioni de “Il rito della Luce”. Si tratta di un evento fortemente simbolico che si tiene ogni anno, in occasione del solstizio d’estate, presso l’installazione 38° Parallelo – Piramide di Mauro Staccioli. All’interno di questa stanza, il simbolismo del passato, rappresentato dal grande letto di scultura con una testata triangolare, proietta chiunque lo viva in una dimensione trascendente ed emotiva del futuro. I materiali scelti sono il legno, il ferro e l’oro e donano allo spazio una carica primigenia che si completa con la scrittura della parola poetica sulle pareti.
Io Sono il Blu (2014) Antonio Presti e Ottavio Cappellani
Il nome e la concezione di questa stanza nascono da un episodio del 2005. Quell’anno Antonio Presti, con un gesto di protesta, decide di coprire con un grande telo blu l’installazione Finestra sul Mare e la scritta “Chiuso” in diverse lingue. In quell’occasione lo scrittore e drammaturgo Ottavio Cappellani scrive il testo “Io Sono il Blu” che è visibile in una delle pareti della stanza. In effetti pavimento, muri e soffitto sono interamente dipinti di blu così come, dello stesso colore, è ogni elemento di arredo presente: luci, lampade da parete, mobili, specchi. Per l’occasione Cappellani ha voluto anche scrivere un nuovo testo che i visitatori possono trovare tra le lenzuola del letto, posto al centro della stanza. Nella terrazza, sotto una cupola che ricorda il cielo, un secondo letto di fronte al mare, restituisce un’altra visione di essere blu.
Gli altri ambienti dell’Atelier sul Mare
Le sorprese per gli ospiti o i visitatori dell’Atelier sul Mare non si esauriscono con le camere d’arte. Nelle camere standard, infatti, non mancano gli oggetti d’arte e ci sono anche altri ambienti all’interno della struttura che meritano di essere visitati.
La hall
Una volta superato il portico di ingresso, sostenuto da una Nike dorata dell’artista Maria Villano, si arriva nella hall. Le pareti sono interamente foderate da articoli di giornali, nazionali e internazionali, dedicati alle iniziative di Fiumara d’Arte. Sono presenti anche due grandi pietre, scolpite dall’artista Bobo Otera che evidenziano la particolarità dello spazio speciale da vivere.
Il laboratorio di ceramica
Dalla hall, scendendo alcuni gradini, si raggiunge il laboratorio di ceramica. Qui, esposti su diverse mensole di cristallo, ci sono manufatti ceramici dalle forme e dai colori più svariati prodotti dal laboratorio attivo nell’hotel. L’Atelier sul Mare porta così avanti una delle lavorazioni tradizionali più tipiche del vicino borgo di Santo Stefano di Camastra. Ogni anno diversi artisti si alternano nella produzione di personali pezzi che vanno ad arricchire la già numerosa collezione dell’albergo. Potrete acquistare una terracotta ispirata alla vostra stanza preferita, oppure cimentarvi in prima persona nella creazione di un’opera. E infatti possibile seguire dei corsi di ceramica, imparando le basi tecniche e dando spazio alla vostra capacità creativa. Il laboratorio include inoltre un esclusivo spazio espositivo d’arte.
Le camere standard
Su tutti e tre piani dell’Atelier sul mare sono presenti anche delle camere standard, dotate di bagno con doccia, aria condizionata e telefono. Ciò che non troverete, in nessuna stanza dell’hotel, è invece la televisione. Sulle pareti sono presenti: quadri, foto, ceramiche e installazioni di vari artisti internazionali. Anche questa tipologia di camera presenta i suoi elementi di unicità, molto simili a delle vere e proprie gallerie d’esposizione.
Il ristorante
L’albergo Atelier sul Mare dispone di due ampie sale ristorante, adibite a spazio espositivo, adatte ad ogni tipo di ricevimento e banchetto. Nel periodo estivo, il ristorante è situato in una suggestiva terrazza con vista panoramica, da dove si può ammirare la maestosità dei monti Nebrodi e immergersi con lo sguardo nel golfo di Castel di Tusa. In cucina, personale specializzato propone piatti tipici siciliani e diverse varietà di pesce fresco, garantito ogni giorno dalle imbarcazioni dei pescatori di Castel di Tusa. Le carni provengono dagli allevamenti dei Nebrodi, formaggi, salumi e verdure sono locali, dolci ed i dessert tipici della grande tradizione siciliana.
Il bar
L’Atelier sul mare dispone di due bar: al piano inferiore, nella comoda sala bar, si può confidare sempre in un cocktail invitante, o poter prendere comodamente un caffè nell’ampio salotto, sfogliando magari un libro della ricca biblioteca. Il bar estivo è uno spazio moderno, accogliente e coloratissimo, perfetto per un cocktail o una buona granita siciliana nelle giornate più calde. A disposizione degli ospiti c’è un’ottima selezione di drink, cocktail, birre, vini oltre a snack e fresche insalate da gustare sulla terrazza sul mare. Questo è l’ambiente ideale per rilassarsi e sorseggiare la sera un aperitivo alla presenza di uno spettacolare tramonto.
Museo Albergo Atelier sul Mare: come arrivare e e visitarlo
Il Museo Albergo Atelier sul Mare si trova a Castel di Tusa, la frazione marina del borgo di Tusa. Per chi arriva da Palermo basta percorrere l’autostrada A20 fino allo svincolo di Tusa, da lì proseguire sulla SS113 in direzione Messina fino a Castel di Tusa. Per chi arriva da Catania, invece, si percorre l’autostrada A19 e, superato lo svincolo di Buonfornello, ci si immette sulla A20 per poi proseguire fino all’uscita di Tusa. Continuare quindi sulla SS113 in direzione Messina fino a Castel di Tusa. La visita delle camere d’arte può essere fatta ogni giorno ma esclusivamente alle ore 12:00. Nell’attesa è possibile godersi il mare della Spiaggia Le Lampare o visitare il borgo di Tusa. Nelle vicinanze dell’Atelier sul Mare ci sono anche due installazioni della Fiumara d’Arte. Si tratta di La materia poteva non esserci, di Pietro Consagra (6 minuti in auto) e Monumento per un poeta morto (12 minuti in auto).
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