La Chiesa di Santa Maria la Noara si trova nella frazione di Badiavecchia, a circa due chilometri da Novara di Sicilia. Faceva parte di un’abbazia circestense, la prima fondata in Sicilia, la cui costruzione risale al 1137. L’aspetto attuale della chiesa è una fusione tra alcuni elementi dell’abbazia originaria e i rifacimenti apportati all’edificio a partire dall’Ottocento
La storia dell’Abbazia di Santa Maria di Novara di Sicilia
La costruzione dell’Abbazia di Santa Maria di Vallebona iniziò nel 1137 e si concluse nel 1167. A volerla fu Ruggero II il Normanno che incaricò San Bernardo di costruire l’edificio e diventarne abate. In Sicilia arrivò invece Ugo insieme ad altri due frati che fecero iniziare i lavori prima in un’altra zona per poi stabilirsi definitivamente dove oggi sorge la Chiesa di Santa Maria la Noara. Con la morte di Sant’Ugo nel 1130 l’Abbazia di Vallebona iniziò un lento periodo di decadenza. I monaci, stanchi di vivere in campagna, si trasferirono in una nuova abbazia a Novara di Sicilia, dove oggi sorge la Chiesa di Sant’Ugo Abate. Nel 1626 un’alluvione distrusse definitivamente i resti della vecchia abbazia. L’edificio fu restaurato nel 1731 e abitato da alcuni frati per qualche anno. Nel 1784 i monaci furono espulsi per sempre da Novara di Sicilia e l’abbazia si avviò verso un inesorabile declino.
L’architettura della Chiesa di Santa Maria la Noara
La Chiesa di Santa Maria la Noara oggi ingloba sia gli elementi tipici dello stile sobrio dell’ordine di Citeaux che quello dei restauri realizzati a partire dal 1878. Sul prospetto laterale sono presenti aperture a tutto sesto e due piccoli ingressi entrambi murati. L’interno è ad una sola navata e il soffitto presenta una copertura a capriate in legno. Dall’antica Abbazia Circestense di Santa Maria la Noara provengono alcuni reperti molto preziosi che oggi sono esposti nel Tesoro del Duomo di Novara di Sicilia. Tra questi ci sono una cassetta in avorio decorata del XII secolo e la cosiddetta Giara di Sant’Ugo. Questa è un antico vaso arabo che, secondo la tradizione, era usato da Sant’Ugo per le benedizioni e le guarigioni dei malati.
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