Cattedrale di San Gerlando

Il Duomo di Agrigento o Cattedrale di San Gerlando è un bellissimo esempio di sovrapposizione di stili architettonici diversi. La costruzione dell’edificio risale al periodo tra il 1096 e 1102 per volere di Gerlando di Besançon che, in quegli anni, era il vescovo di Agrigento. Nel corso dei secoli ha però subito continue trasformazioni ed aggiunte che ne hanno modificato sia l’aspetto esterno che quello interno. Nella navata destra si trova l’urna di San Gerlando che, per due volte nel corso dell’anno, viene portata in processione per le vie della città. Nella torre della Cattedrale di Agrigento è contenuta invece una copia della misteriosa Lettera del Diavolo. Secondo la leggenda sarebbe stata scritta nel 1676 da una suora del monastero di Palma di Montechiaro sotto la dettatura del Diavolo in persona.

La storia del Duomo di Agrigento

L’area su cui sorge la Cattedrale di Agrigento era considerata sacra già dai primi abitanti della città antica. Secondo gli studiosi infatti in questa zona sorgeva il Tempio di Zeus Atabirio, cioè “della montagna” o di Zeus Polieo, cioè “della città”. L’aspetto attuale del Duomo di Agrigento è il frutto di nove secoli di trasformazioni, ampliamenti e restauri. L’edificio originario era in stile arabo-normanno, costruito tra il 1096 e 1102 per volere del vescovo di Agrigento Gerlando di Besançon. Nei secoli successivi la chiesa subì diversi danneggiamenti sia a causa di eventi naturali come frane e terremoti, sia per vicende storiche come la conquista della Sicilia da parte dei musulmani e le guerre di Federico II. Nel XIV secolo i Chiaramonte, la famiglia nobile che governava Agrigento, fece ricostruire il Duomo nella forma attuale. Nei secoli successivi continueranno le modifiche e le aggiunte fino al Novecento, con l’eliminazione delle decorazioni barocche che rivestivano l’interno. 

L’architettura della Cattedrale di Agrigento

La Cattedrale di Agrigento è oggi una straordinaria testimonianza della sovrapposizione di diversi stili architettonici. L’originario stile arabo-normanno è sopravvissuto solo nella zona del transetto e nella torre dell’orologio. Il gotico-chiaramontana si può vedere nella parte iniziale della chiesa con le sue colonne a base ottagonale che sorreggono gli archi a sesto acuto. Il portale d’ingresso ad arco in marmo bianco e il campanile sono in stile rinascimentale mentre barocche sono le decorazioni del presbiterio e la sezione centrale della chiesa. La torre campanaria che domina la facciata fu aggiunta nel XV secolo per volere di Giovanni Montaperto, futuro vescovo della città di Mazara del Vallo.

L’interno del Duomo di Agrigento

Il Duomo di Agrigento è a croce latina con tre navate e tre absidi sul lato est. Anche all’interno della chiesa sono visibili i diversi interventi fatti nel corso dei secoli. Il soffitto è diviso in tre sezioni. La prima è a capriate di legno con pitture che riproducono santi e risale al Cinquecento. La seconda sezione, in stile spagnolo, è a cassettoni dorati ed ha al centro un’aquila bicipite, lo stemma degli Asburgo. La terza sezione, in corrispondenza dell’abside, ha un soffitto a cassettoni e sono presenti stucchi bianchi e vari affreschi. Nell’incrocio con il transetto il soffitto è invece decorato con una finta cupola realizzata da Michele Blasco. Nella cattedrale si verifica un particolare fenomeno acustico chiamato “portavoce”. Chiunque si trovi nel presbiterio può sentire ciò che viene detto, anche a bassa voce, da una persona posizionata all’ingresso della chiesa. Questo fenomeno è stupefacente se si pensa che la distanza tra i due punti è di ben 85 metri. Ed è ancora più curioso considerando che non vale nel senso inverso.

L’urna di San Gerlando e le altre opere d’arte

Nella navata destra del Duomo di Agrigento si trova la Cappella di San Gerlando dove è custodita l’urna con le reliquie del santo. L’opera, realizzata nel 1639, è del maestro argentiere palermitano Michele Ricca. In occasione della Festa di San Gerlando, che ad Agrigento si festeggia il 25 febbraio e il 16 giugno, l’urna viene portata in processione per le vie della città. Il Duomo di Agrigento custodisce anche altre opere d’arte collocate sugli altari, lungo le pareti delle navate e nella Cappella del Crocifisso. Tra queste una bellissima statua di “Madonna con Bambino” del palermitano Stefano di Martino.

La lettera del Diavolo e Suor Maria Crocifissa

Nella torre della Cattedrale di Agrigento è custodita una copia della cosiddetta Lettera del Diavolo. Si tratta di una lettera scritta, in caratteri apparentemente incomprensibili, da una monaca del Monastero benedettino di clausura di Palma di Montechiaro. La monaca, Maria Crocifissa della Concezione, si chiamava in realtà Isabella Tomasi e apparteneva alla stessa nobile famiglia dello scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Secondo la leggenda, una notte del 1676, il Diavolo avrebbe fatto visita a Suor Maria Crocifissa. Dopo una notte di dura lotta la costrinse a scrivere il contenuto della lettera chiedendole di firmarla. La donna però, avendo capito il contenuto del testo, si limitò a scrivere “ohimè”. 

Il significato svelato della Lettera del Diavolo

Nel 2017 un gruppo di fisici e scienziati del Ludum Science Center di Catania è riuscito a fare chiarezza sul significato della lettera grazie ad un algoritmo. Gli studiosi sono partiti dagli alfabeti che potenzialmente potevano essere conosciuti da suor Maria Crocifissa. I caratteri utilizzati sono quelli dell’alfabeto greco, latino, runico e quello degli yazidi, un popolo considerato adoratore del diavolo che abitò il Sinjar iracheno prima della comparsa dell’Islam. L’algoritmo è così riuscito a tradurre parte del contenuto della lettera nel modo seguente: 

«Di simboli che io che clausa livegio so fonte una disgrazia forse ormai certo Styge xy tliyi vuode poiché io Cristo Zoroastro seguono le vie antiche o sarte cucite dagli uomini ohimè ristorami servire nessuno questo è sistema zavorra sono le tre un Dio che sento liberare i mortali xi sono per questo sempre»

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