Valle dei Templi di Agrigento

La Valle dei Templi di Agrigento è uno dei siti archeologici più importanti di tutta la Sicilia. I suoi 1300 ettari lo rendono uno dei parchi archeologici più grandi del Mediterraneo e dal 1998 fa parte dei beni patrimonio dell’Umanità in Sicilia. All’interno sono visibili i resti di edifici religiosi e civili di Akragas, l’antica città di Agrigento. Oltre alle importanti testimonianze archeologiche, il parco è anche custode di uno straordinario patrimonio naturale e paesaggistico. Nell’area chiamata Giardino della Kolymbrethra si trova un piccolo paradiso terrestre con agrumi, mandorli e una fitta macchia mediterranea. Nei pressi del Tempio di Hera e del Tempio della Concordia, così come all’interno della Kolymbrethra, sono presenti degli ulivi secolari.

I monumenti della Valle dei Templi di Agrigento

Il Tempio di Hera Lacinia o Giunone

Le rovine del Tempio di Hera Lacinia nella Valle dei Templi di Agrigento

La visita alla Valle dei Templi di Agrigento inizia con il Tempio di Giunone, conosciuto anche come Tempio di Hera Lacinia. In realtà, come per la maggior parte dei templi, non sappiamo a chi fosse dedicato. L’attribuzione a Hera Lacinia è nata da una errata interpretazione di un testo dello scrittore romano Plinio il Vecchio, in cui si parla in realtà di un tempio che si trova in Calabria a Crotone. Il Tempio di Giunone risale al V secolo a.C., è in stile dorico ed è periptero, cioè con colonne lungo tutto il perimetro ed esastilo, ovvero con sei colonne sul lato corto. Nel corso dei secoli ha subito diversi interventi di restauro, probabilmente già in epoca romana dopo essere stato incendiato dai Cartaginesi. L’aspetto attuale è frutto di un intervento di anastilosi fatto nel XVIII secolo, quando sono state risollevate le colonne del lato nord.

Le Mura Meridionali di Akragas

Le mura meridionali di Agrakas nella Valle dei Templi di Agrigento

Percorrendo la Via Sacra, cioè il rettilineo che dal Tempio di Giunone porta al Tempio della Concordia, incontrerete i resti delle mura meridionali della cinta muraria di Akragas. Questa si estendeva per circa 12 chilometri ed aveva una pianta quadrangolare. Seguiva la conformazione naturale del terreno ed era quindi formata da tratti di roccia opportunamente smussati, alternati a blocchi di calcarenite. Lungo il perimetro si aprivano 9 porte, sempre in corrispondenza o di un vallone o di una leggera depressione naturale. La costruzione delle mura risale al VI secolo a.C. ma, intorno al 339 a.C, furono effettuati diversi interventi di restauro. Fino agli anni prima, infatti, vigeva un trattato tra Siracusa e Cartagine che imponeva il mantenimento della città di Akragas priva di fortificazioni. Scavate nelle mura sono visibili anche alcune sepolture cristiane ad arcosolio. Sono chiamate così per la presenza di una nicchia a forma di semicerchio che sovrasta l’arca sepolcrale. 

Il Tempio della Concordia

Il Tempio della Concordia nella Valle dei Templi di Agrigento

Proseguendo nella visita alla Valle dei Templi di Agrigento si incontra quello che è il monumento simbolo di tutto il parco archeologico: il Tempio della Concordia. È chiamato così da quando nel Cinquecento, lo storico e teologo Tommaso Fazello mise in relazione il tempio con una iscrizione latina trovata nelle vicinanze. Il tempio risale al V secolo a.C., è in stile dorico ed è periptero ed esastilo. Nonostante la sua costruzione risalga allo stesso periodo del Tempio di Giunone, questo è giunto a noi in un migliore stato di conservazione. Il motivo è dovuto alla sua trasformazione, tra la fine del VI e gli inizi del VII secolo a.C, in basilica cristiana, intitolata ai Santi Pietro e Paolo. Come nel caso del Duomo di Siracusa, furono apportate delle modifiche strutturali all’edificio per renderlo adatto alle nuove funzioni che, di fatto, ne preservarono la struttura. Nel XVIII secolo il tempio fu riportato al suo aspetto originale così come lo possiamo ammirare oggi.

I percorsi del Quartiere ellenistico-romano e delle Necropoli

Arrivati nella zona del Tempio della Concordia partono due diversi percorsi gratuiti. Il primo porta al cosiddetto Quartiere ellenistico-romano e dura circa un’ora e venti minuti. Il secondo porta invece alla Necropoli Paleocristiana e ha una durata di un’ora circa. Poco più a sud si trova un’altra necropoli, quella romana o Necropoli Giambertoni. Se non siete interessati a queste deviazioni, allora la fermata successiva della vostra visita alla Valle dei Templi di Agrigento è il Tempio di Eracle.

Il percorso del Quartiere ellenistico-romano

Una lunga via rettilinea vi condurrà prima al Teatro Greco di Akragas, ritrovato durante una campagna di scavi del 2016, e poi al Quartiere ellenistico-romano. Questo è un’area che si estende per circa 15 mila metri quadrati. Gli scavi, condotti negli anni ’50, hanno riportato alla luce ventisette abitazioni con splendidi mosaici e decorazioni e alcuni edifici commerciali come banchi di vendita, magazzini e pozzi. Il primo nucleo abitativo è un quartiere greco costruito intorno al IV secolo a.C. secondo i dettami dell’urbanista Ippodamo da Mileto. A questo impianto urbano si sovrappone il quartiere romano, nato dall’ampliamento e dalle modifiche apportate alle abitazioni esistenti intorno al II e III secolo d.C. Alcune delle ville oggi visibili presentano splendidi mosaici. Nella Casa delle Svastiche, nella Casa della Gazzella e in quella del Maestro Astrattista sono visibili dei veri e propri tappeti musivi, con motivi geometrici, vegetali e zoomorfi.

La Necropoli Paleocristiana della Valle dei Templi di Agrigento

La Necropoli paleocristiana della Valle dei Templi di Agrigento

Il percorso che porta alla Necropoli Paleocristiana della Valle dei Templi inizia passando dalla cosiddetta Vie dei Sepolcri di Agrigento. Si tratta di un vecchio canale di adduzione dell’acqua di età greca che, una volta dismesso, divenne un asse viario. Le tombe che si trovano qui sono sia sarcofagi litici che tombe a formae, cioè a casse trapezoidali scavate nella roccia. Proseguendo nel cammino si arriva alla necropoli sub divo, cioè a cielo aperto. Anche qui ci sono circa 130 tombe di tipo a formae e la necropoli si estende fino ad uno degli accessi della Grotta Fragapane. Questa è la catacomba più grande presente ad Agrigento ed è stata ricavata riutilizzando due vecchie cisterne di acqua d’età greca. All’interno sono presenti cubicoli, cioè delle camerette funerarie, arcosoli e sepolture a pavimento. L’itinerario termina con la visita del giardino di Villa Aura dove sono presenti due diversi ipogei, anche in questo caso, ricavati da due vecchie cisterne greche.

La Necropoli Giambertoni e la Tomba di Terone

La Tomba di Terone nella Valle dei Templi di Agrigento

Uscendo dalla Grotta Fragapane e dirigendosi a sinistra si arriva alla Necropoli Romana, conosciuta anche come Necropoli Giambertoni. Si tratta un cimitero romano databile tra il I e il III secolo d.C. che si estende oltre le mura di Akragas. Le tombe sono “a cassa” di pietra calcarea. Facevano parte di questo cimitero anche tombe monumentali, alcune ancora visibili come la cosiddetta Tomba di Terone. Si tratta di un piccolo monumento funerario romano che risale all’età ellenistica ed è formato da due parti sovrapposte. Alla base c’è un podio quadrangolare, costruito con blocchi marmorei squadrati. Nella parte superiore si eleva un tempio di impostazione cubica. Dalla Necropoli Giambertoni arrivano anche alcuni sarcofagi romani scolpiti. Tra questi anche lo splendido Sarcofago del bambino, conservato nel Museo Archeologico Pietro Griffo.

Il Tempio di Eracle o Ercole

Le rovine del Tempio di Ercole nella Valle dei Templi di Agrigento

Il Tempio di Eracle (Ercole per i Romani) è il più antico tra quelli presenti nella Valle dei Templi di Agrigento. La notevole lunghezza del Tempio, il grande diametro delle colonne e la conformazione dei capitelli permettono infatti di datare la costruzione di questo santuario alla fine del VI secolo a.C. I riferimenti contenuti nelle opere di Tito Livio e Cicerone, hanno permesso l’attribuzione a questo tempio del culto di Eracle. Entrambi, inoltre. fanno riferimento ad una statua in bronzo, custodita nel santuario e oggetto di venerazione da parte della popolazione. Il tempio, in stile dorico, è periptero ed esastilo. All’interno sono evidenti la presenza di pronao, naos e opistodomo. Il tetto del Tempio di Eracle era decorato da alcune grondaie con la forma di teste di leone. Gli scavi archeologici ne hanno portato alla luce due differenti serie: una di fine VI secolo e l’altra dei primi decenni del V secolo a.C. 

Il Tempio di Zeus Olimpio

Le rovine del Tempio di Zeus nella Valle dei Templi di Agrigento

Continuando nella visita alla Valle dei Templi si arriva alle rovine del Tempio di Zeus Olimpio. Gli Agrigentini fecero costruire questo tempio per ringraziare il padre di tutti gli Dei dopo la vittoria ottenuta dalla città nella Battaglia di Imera del 480 a.C. Il santuario aveva dimensioni fuori dal comune e, le fonti del tempo, lo descrivono come il più grande tempio dorico dell’Occidente. La sua costruzione spinse gli architetti greci a sperimentare e trovare soluzioni architettoniche innovative. La più interessante è quella dei Telamoni, statue di figure maschili utilizzate in sostituzione di colonne per conferire maggiore stabilità alla struttura. Quella visibile tra le rovine del tempio è una calco realizzato nell’Ottocento. Per vedere la ricostruzione di uno dei Telamoni originali è necessario andare al Museo Archeologico di Agrigento.

Il Santuario delle Divinità Ctonie

Il Santuario delle divinità Ctonie nella Valle dei Templi di Agrigento

Con Santuario delle Divinità Ctonie si indica un’area particolare della Valle dei Templi di Agrigento dove sono presenti un insieme di costruzioni diverse tra di loro per epoca e stile ma accomunate tutte dalla funzione sacra. Il termine “ctonie” sta ad indicare i culti legati a divinità sotterranee o personificazioni di forze sismiche o vulcaniche. Le Divinità Ctonie maggiormente venerate dai Greci erano Demetra, la dea del raccolto e della natura, e la figlia Persefone, chiamata anche Kore. In quest’area sono presenti i resti di piccoli e grandi edifici religiosi, sacelli e altari, costruiti all’incirca tra il VII e il VI secolo a.C. e dedicati proprio alle divinità Demetra e Kore.

Il Tempio dei Dioscuri (o Tempio di Castore e Polluce)

Le rovine del Tempio di Castore e Polluce nella Valle dei Templi di Agrigento

Il Tempio dei Dioscuri o Tempio di Castore e Polluce è uno dei simboli della Valle dei Templi di Agrigento. L’aspetto attuale delle rovine è frutto di una ricostruzione fatta nell’Ottocento dalla Commissione di antichità della Sicilia. Per farla sono stati utilizzati elementi provenienti da edifici di epoche diverse. Sulla dedica di questo tempio a Castore e Polluce non esistono in realtà delle prove. L’attribuzione è stata fatta sulla base di un componimento dello scrittore greco Pindaro in cui si racconta di celebrazioni dedicate ai Dioscuri nell’antica Akragas. In realtà il fatto che le rovine ricadano all’interno dell’area del Santuario delle Divinità Ctonie rende più probabile il fatto che fosse dedicato a Demetra e Kore. Il tempio originario aveva sei colonne sui lati corti e tredici lungo i lati lunghi.

Giardino della Kolymbethra

Il giardino della Kolymbethra nella Valle dei Templi di Agrigento

Una volta arrivati al Tempio dei Dioscuri è possibile accedere, pagando un biglietto a parte, anche ad una delle aree più affascinanti della Valle dei Templi: il Giardino della Kolymbethra. Si tratta di un vero e proprio paradiso terrestre che dal 1999 viene gestito dal FAI (Fondo per l’ambiente Italiano). All’interno di quest’area è presente una ricchissima vegetazione che comprende: un agrumeto con limoni cedri, mandarini e antiche varietà di aranci, mandorli, ulivi, orti e vigneti e una fitta macchia mediterranea proliferata ovunque. La storia di questo giardino risale al 480 a.C, l’anno della battaglia di Himera. Il tiranno di Agrigento Terone fece scavare ai Cartaginesi, fatti prigionieri, una rete di gallerie per l’approvvigionamento idrico di Akragas che culminava in una vasca detta appunto Kolymbethra. Nei secoli successivi questa fu interrata e trasformata in un fertile orto-frutteto. L’accesso al Giardino della Kolymbethra permette anche di visitare 18 ipogei greci e il Tempio di Efesto.

Il Tempio di Efesto

Le rovine del Tempio di Efesto nella Valle dei Templi di Agrigento

Il Tempio di Efesto o Tempio di Vulcano è uno dei templi più giovani tra quelli presenti all’interno del parco archeologico, risale infatti al 430 a.C. Anche in questo caso l’attribuzione del culto al dio Efesto è solo convenzionale. Si basa su un passo dello scrittore romano Gaio Giulio Solino in cui si parla di un culto di Vulcano nell’antica Akragas. Dell’antico tempio sono visibili oggi solo i resti del basamento e parti di due colonne con influenze doriche. Lo spazio interno era diviso in un atrio di ingresso (pronao), una cella con la statua della divinità e un vano posteriore (opistodomo). All’interno della cella sono stati ritrovati i resti di un tempio del VI secolo a.C. che successivamente sono stati inglobati nella struttura.

Porta Quinta

La vostra visita alla Valle dei Templi di Agrigento termina con la Porta Quinta. Si tratta di una delle meglio conservate tra le nove aperture che erano presenti nelle mura difensive. La porta immetteva alla strada che conduceva direttamente al grande Santuario delle Divinità Ctonie e che poi si collegava alla grande arteria (platiea) che portava all’Agorà e di qui sino a Porta II. Dal punto di vista architettonico rientra tra le cosiddette “Porte Scee”, aperture cioè create in modo da essere oblique ed avere il lato destro più avanzato rispetto a quello sinistro. Questo tipo di soluzione costringeva l’esercito assediante a tenere lo scudo con il braccio destro e ad attaccare con la sinistra, riducendo così di molto la forza d’urto. Vicino alla Porta Quinta è stato trovato un ipogeo che era in collegamento con il Giardino della Kolymbethra.

Gli altri monumenti della Valle dei Templi di Agrigento

Il Tempio di Asclepio (Esculapio)

Le rovine del Tempio di Asclepio nella Valle dei Templi di Agrigento

Al di là della Strada Statale 115 un sentiero conduce ai ruderi del Tempio di Asclepio (Esculapio per i Romani). Per poter accedere al sito è però necessario prenotare. I resti di questo tempio dorico sono stati riportati alla luce nel 1926. Sappiamo della dedica al dio greco della medicina sia grazie ad alcune fonti storiche come Polibio, sia grazie alle campagne di scavi condotte tra gli anni Venti e gli Ottanta. I resti di vari edifici trovati nell’area intorno al Tempio di Asclepio, fanno pensare che fosse simile ad un asclepeion, un santuario diffuso nella Magna Grecia e dedicato alla guarigione dei malati. All’interno del Tempio era custodita una statua di Apollo, realizzata dallo scultore greco Mirone. Questa fu prima rubata dal cartaginese Imilcone, recuperata da Scipione e poi rubata da Verre. 

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