Il Tempio di Efesto o Tempio di Vulcano, è probabilmente l’ultima costruzione eseguita sull’altura di Akragas. Come per la maggior parte dei templi di Agrigento, la dedica al dio Efesto è solo convenzionale. Si basa su un passo dello scrittore romano Gaio Giulio Solino in cui si racconta della presenza di un culto di Vulcano nella città di Akragas Della struttura originale del tempio oggi sono visibili solo alcune parti del basamento e i resti di due colonne. Da questi pochi elementi gli studiosi hanno ricavato che il tempio era periptero esastilo.
Il Tempio di Efesto: le origini del nome
«…Nel lago agrigentino, non lontano dal colle di Vulcano, galleggia olio, coloro che svolgono cerimonie religiose dispongono sugli altari i legni della vita, neppure il fuoco si oppone a questo composto… »
Gaio Giulio Solino, Collectanea rerum memorabilium
Il Tempio di Efesto di Agrigento, o Tempio di Vulcano, sorge all’estremità occidentale della Collina dei Templi. Per poterla visitare è necessario accedere, pagando un biglietto a parte, all’area chiamata Giardino della Kolymbethra. Nella mitologia greca Efesto era il dio del fuoco. Figlio di Zeus ed Hera e marito di Afrodite, la dea della bellezza, aveva la sua fucina all’interno del vulcano Etna. L’attribuzione di questo santuario al culto di Efesto, come per molti altri templi, è solo convenzionale. Si basa su alcuni riferimenti contenuti nell’opera Collectanea rerum memorabilium dello scrittore romano Gaio Giulio Solino. Qui si attesta l’esistenza di un culto dedicato al dio Vulcano nell’antica Agrigento.
L’architettura del Tempio di Vulcano
Il Tempio di Efesto è probabilmente la più giovane delle costruzioni tra quelle presenti nella Valle dei Templi di Agrigento. Risale infatti al 430 a.C. Dell’antica struttura oggi è possibile vedere molto poco. Sono infatti rimasti solo parte delle fondamenta con gli alti gradoni in pietra del basamento e due colonne scanalate con influenze doriche. Questi pochi elementi hanno permesso comunque agli studiosi di ricostruire la struttura del Tempio di Vulcano. Era periptero esastilo, cioè con sei colonne sui lati corti mentre sui lati lunghi ne aveva tredici. All’interno lo spazio era diviso in un atrio di ingresso (pronao), una cella o naos, dove si trovava la statua della divinità e un vano posteriore (opistodomo). All’interno della cella sono stati ritrovati i resti di un tempio del VI secolo a.C. che successivamente è stato inglobato nella struttura.
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