La facciata del Teatro Massimo di Palermo
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Il Teatro Massimo Vittorio Emanuele è tra i più grandi teatri lirici d’Europa e il più grande a livello nazionale. A Palermo, dov’è sito, è conosciuto semplicemente come Teatro Massimo. È un complesso architettonico dall’aspetto maestoso e circondato da scale e monumenti che gli conferiscono un aspetto pomposo ed elegante, mentre al suo interno, gallerie, sale e vari ambienti di rappresentanza ne fanno uno dei più adornati mai realizzato. È ubicato esattamente in Piazza Giuseppe Verdi nel pieno centro storico moderno della città, la sua costruzione si è svolta dal 1875 al 1897 e può ospitare fino a 1381 spettatori.

Per la sua edificazione fu abbattuta la chiesa di San Franceso delle Stimmate, il convento annesso e la chiesa di San Giuliano. Relativa a tali demolizioni, è stata diffusa una leggenda che ha del sovrannaturale, la quale vuole che la prima madre superiora del convento, allora defunta al momento della demolizione, per vendetta nei confronti dei responsabili della distruzione delle chiese e del convento, si aggiri nel teatro sotto forma di spirito. Dai tanti che hanno dichiarato di averla vista, è nota come ”la monachella”. Molti dicono di averla vista aggirarsi nei sotterranei e perfino dietro le quinte e che lanci delle maledizioni a chiunque entri nel teatro. C’è anche un elemento architettonico legato a questa vicenda: un gradino, esattamente l’ultimo prima di entrare a teatro, sul quale, secondo una leggenda, chiunque sia scettico nei confronti di questa storia, vi inciampi. Questo è stato per l’appunto chiamato ”gradino della suora”.

Il Teatro Massimo è un’opera realizzata con una certa simmetria, che partendo dall’asse dell’ingresso, corre lungo tutta la struttura, con i vari elementi che si ripetono costantemente e archi e colonne che seguono sempre lo stesso disegno e alternanza. La geometria armoniosa e chiara del teatro e la spazialità semplice e volumetrica della struttura, trae chiaramente ispirazione dall’architettura greca e romana. Nello sviluppo della copertura e dei volumi è stato seguito il concetto architettonico utilizzato per la costruzione delle antiche strutture religiose degli antichi romani, come le terme, la basilica e i templi. Sul fronte che affaccia su Via Maqueda, che corrisponde all’ingresso principale del teatro, ossia quello sul quale si trova l’enorme scalinata, che rappresenta un altro elemento iconico della struttura, vi è un’epigrafe sulla quale ancora oggi vi è un dibattito per quanto riguarda il suo autore: “l’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire”, questa è la frase che viene generalmente attribuita a Camillo Finocchiaro Aprile, sebbene altre scuole di pensiero identificano in Perez il probabile vero autore.

Il Teatro Massimo è un maestoso esempio di attualizzazione delle antiche architetture. All’esterno si mostra con un pronao corinzio esastilo posto su una scalinata a delta di dimensioni monumentali. Ai lati di questa struttura, sullo stesso piano dell’ultimo gradino della scalinata, posano due enormi statue realizzate da Benedetto Civiletti, raffiguranti due leoni di bronzo accompagnati da allegorie della Tragedia. Una gigantesca cupola emisferica sovrasta l’edifico sulla parte centrale. Lo scheletro interno di questa è realizzata per mezzo di un reticolo metallico poggiato su un sistema di rulli. Questo sistema permette le piccole deformazioni periodiche di dilatazione e restringimento, dovute alle variazioni di temperatura.

Ernesto Basile fu incaricato per la realizzazione della sala principale, mentre il padre, Giovan Battista, è l’autore dell’opera nel complesso generale. Ernesto Basile fu uno tra i più rinomati rappresentanti dello stile liberty su scala europea e per le decorazioni, gli arredi, la composizione dei palchi e perfino per i piccoli dettagli, si affidò all’opera e l’esperienza di Vittorio Ducrot, mentre Ettore De Maria Bergler, Luigi Di Giovanni, Rocco Lentini e Michele Cortegiani furono incaricati di dipingere e decorare gli interni.

L’impresa edile chiamata alla costruzione del Teatro Massimo era una società formata da due soci, Alberto Machì e Giovanni Rutelli. Quest’ultimo proveniva da una famiglia con una lunga tradizione nell’ambito dell’architettura e fu direttore dei lavori, su delega di Basile, per tutta la durata dei lavori di costruzione. Rutelli si rivelò un soggetto perfetto per la realizzazione del teatro, poiché le sue conoscenze architettoniche si fondevano con profonde conoscenze dello stile greco-romano, del quale il Teatro Massimo è uno dei più maestosi esponenti.

Rutelli inoltre, mise in pratica il suo ingegno nell’ideare e realizzare una gru azionata da un motore a vapore, che si rivelò indispensabile per velocizzare la costruzione del teatro. Questa quale venne impiegata per sollevare e spostare i pensati blocchi di pietra, colonne e capitelli, anche ad altezze allora molto elevate di ben 22 metri. Il meccanismo sfruttava un ingegnoso sistema di cavi, carrucole e pulegge, che consentivano di comandare il braccio della gru, per muovere facilmente i carichi pesanti. Lo stesso Rutelli donò un modello in scala al Comune di Palermo, che oggi lo custodisce come opera da museo.

La sala principale è a forma di ferro di cavallo, presenta la galleria o loggione e cinque ordini di palchi. Per la platea venne realizzato uno speciale soffitto semovente, costituito da pannelli affrescati di grandi dimensioni chiamati petali, i quali fungono da sistema d’areazione all’interno degli ambienti e sono mossi da un meccanismo che ne gestisce l’apertura. Questo sistema originario del teatro è ancora oggi utilizzato ed è così efficiente da non richiede l’impiego di ventilazione meccanizzata o climatizzazione.

La sala pompeiana del Teatro Massimo era un luogo originariamente riservato solo agli uomini ed è nota anche col nome di rotonda del Mezzogiorno. In questa sala l’acustica è molto particolare, grazie all’effetto di risonanza, dovuto a una leggerissima asimmetria, voluta appositamente dell’architetto. Tale espediente dà, a chi si trova in piedi al centro della stanza, la sensazione che la propria voce venga amplificata a dismisura. Al contempo, dall’esterno della sala è possibile udire solo un enorme riverbero, per cui chiunque si trovi al di fuori, non è in grado di percepire le parole chi sta parlando all’interno.

Il Teatro Massimo ha fatto anche da scenario in ambito cinematografico, offrendo i suoi ambienti al capolavoro di Francis Ford Coppola, Il Padrino – Parte Terza, dove lo stesso padrino, interpretato da Al Pacino, si reca a Palermo per lo spettacolo di debutto di suo figlio, il quale ha un ruolo nella Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni.

Lo spettacolo inaugurale fu Falstadd di Giuseppe Verdi e avvenne nel 1897 e tra le più celebri opere che fino ai giorni nostri vengono riprodotte sul palco del teatro, vi furono per la prima volta nel 1898 l’Aida e La traviata.

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