Fontana del Nettuno (Messina)

La Fontana del Nettuno a Messina

La Fontana del Nettuno è uno dei monumenti simbolo di Messina. Realizzata nel 1557 dallo scultore Giovanni Angelo Montorsoli ha subito danneggiamenti durante i moti antiborbonici del 1848. Per questo motivo, le statue di Nettuno e Scilla sono state sostituite con delle copie. Nel 1934 la fontana è stata spostata nella sua attuale posizione e, nell’occasione, ne è stato cambiato il verso. Inizialmente, infatti, Nettuno dava le spalle al mare mentre oggi le dà alla città.

La storia della Fontana del Nettuno di Messina

La costruzione della statua della Fontana del Nettuno risale al 1557. Dopo il successo ottenuto con la Fontana di Orione, il Senato messinese incaricò lo scultore Giovanni Angelo Montorsoli di realizzare una seconda fontana artistica. In origine questa era posizionata più vicina alla zona del porto con il Dio Nettuno che dava le spalle al mare. Nel 1848, durante i moti antiborbonici, alcune cannonate danneggiarono parti della fontana. È stato così necessario sostituire nel 1858 la statua di Scilla, con una copia realizzata da Letterio Subba e nel 1888 anche quella del Nettuno, sostituita questa volta con una statua di Gregorio Zappalà. Entrambi gli elementi originali sono oggi esposti nel Museo Regionale di Messina. Nel 1934 la Fontana del Nettuno è stata spostata nella sua attuale collocazione invertendo però l’orientamento. Oggi infatti il Dio del Mare dà le spalle alla città e rivolge lo sguardo al mare e alla costa calabrese.

Architettura della Fontana del Nettuno

La Fontana del Nettuno di Messina è formata da una grande vasca ottagonale decorata con motivi marini. In corrispondenza dei lati corti ci sono delle vasche ovali che ricevono e versano acqua attraverso teste di leoni e divinità marine. Sul bordo della vasca sono incisi i nomi dello scultore, del viceré Giovanni Cerda e dei Senatori del tempo. Al centro della vasca principale è rappresentato il Dio Nettuno che tiene il tridente nella mano sinistra mentre con la mano destra, protesa verso l’orizzonte, calma le acque dello Stretto di Messina. Ai piedi del Dio ci sono incatenati i due mostri marini Scilla e Cariddi, rappresentati con le sembianze da donna. In origine la fontana era affiancata anche da due statue in bronzo che rappresentavano Carlo III di Borbone e Francesco I. Entrambe però furono fuse per ricavare dei proiettili durante la rivoluzione del 1848.

La Fontana del Nettuno tra miti e leggende

La Fontana del Nettuno è ispirata da un mito greco antichissimo, quello di Scilla e Cariddi. A raccontarlo per la prima volta è Omero nel canto XII dell’Odissea. Secondo una credenza popolare, la Fontana sarebbe ispirata ad un’altra leggenda, riportata dallo studioso Giuseppe Pitrè e intitolata “Lu Gialanti Pisci” (il Gigante Pesce). Questo spiegherebbe anche il motivo per il quale inizialmente la statua del Dio Nettuno dava le spalle al mare.

La leggenda di “lu Gialanti Pisci”

Secondo una leggenda popolare nella zona di Torre Faro, vivevano due sirene chiamate Scilla e Cariddi. Il loro canto era in grado di fare addormentare chiunque lo ascoltasse così, tutte le navi, che si trovavano a passare da lì, finivano per affondare. Un giorno un gigante (“Gialanti” in dialetto), scommise con i calabresi che sarebbe riuscito a catturarle. Dopo essersi procurato del pane e formaggio, si immerse nelle acque dello Stretto di Messina. Con sé aveva una corda legata ad una campana che aveva lasciato a terra e che suonava continuamente per avvisare di essere vivo. La prima sirena che incontrò fu Scilla, la più bella, che incatenò con una manovra veloce. Successivamente incatenò, per il collo e le mani, anche Cariddi e portò entrambe le sirene ancora piangenti ai messinesi. Questi per ringraziarlo costruirono una statua dedicata a lui e a Scilla e Cariddi. Quando la statua fu ultimata, il gigante mise le mani sul fondoschiena e disse: “Miei cari messinesi do’ il culo ai calabresi”.

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