Il Teatro Vittorio Emanuele II è il principale teatro della città di Messina. Inaugurato nel 1852, il teatro offre oggi un palinsesto variegato che spazia tra prosa, musical, lirica e balletto. Nel suo soffitto si trova l’affresco realizzato dal pittore Renato Guttuso, dedicato al mito di Colapesce.
Storia e architettura del Teatro Vittorio Emanuele di Messina
I lavori di costruzione del Teatro Vittorio Emanuele II iniziarono nel 1842 per espressa concessione da Ferdinando II ai Messinesi per la loro fedeltà alla corona borbonica. Inizialmente fu intitolata a Santa Elisabetta, in omaggio a Isabella di Spagna, madre del re. Nel 1860, dopo l’impresa garibaldina in Sicilia, assunse il suo attuale nome. L’inaugurazione ufficiale è del 1852 quando venne portata in scena l’opera “Il Pasha di Scutari” di Gaetano Donizetti. Nel 1891 Il Vittorio Emanuele II ha ospitato il Lohengrin, prima opera wagneriana data in Sicilia.
Curiosità: In questo teatro ha fatto il suo debutto il 22 dicembre 1869 il soprano canadese Marie-Louise-Emma-Cécile Lajeunesse meglio conosciuta con il nome d’arte di Emma Albani.
Il progetto dell’edificio è dell’architetto napoletano Pietro Valente e si ispira all’architettura neoclassica. Il teatro è coronato da un gruppo marmoreo, realizzato da Saro Zagari nel 1857, che rappresenta Il Tempo che scopre la Verità. Sul prospetto si trovano anche otto medaglioni con le effigi di illustri musicisti e drammaturghi e due targhe marmoree in bassorilievo, che raffigurano: Ercole mentre sceglie la virtù e respinge il vizio ed Ercole che sposa Ebe, dea della giovinezza. L’interno del teatro è stato interamente ricostruito dopo la distruzione avvenuta durante il terremoto del 1908.
Il mito di Colapesce di Renato Guttuso
A rendere veramente speciale questo teatro è sicuramente il suo soffitto, affrescato nel 1985 dal pittore Renato Guttuso con una rappresentazione del mito di Colapesce. Si tratta di una leggenda la cui versione più famosa è ambientata proprio nella città dello Stretto. Nicola era il figlio di un pescatore di Messina molto abile a nuotare. Dopo le sue immersioni raccontava sempre le meraviglie che aveva visto e spesso mostrava i tesori che aveva recuperato dal fondale marino. La sua fama giunse all’imperatore Federico II di Svevia che decise di metterlo alla prova. Il re, la sua corte e Nicola salirono su un’imbarcazione verso il largo dello Stretto di Messina. A questo punto Federico II gettò in acqua una coppa e chiese al ragazzo di recuperarla. Quando vide ritornare a galla Colapesce con l’oggetto, lanciò la sua corona in un punto ancora più profondo. Anche questa volta però Nicola non ebbe difficoltà a recuperarla. Il re allora fece spostare la barca in un punto ancora più profondo e lanciò il suo anello. Questa volta però Colapesce non tornò più in superficie. La leggenda racconta che Nicola si accorse che la Sicilia era retta su tre colonne. Una di queste però era fratturata e rischiava di rompersi, facendo così sprofondare l’intera isola. Per questo motivo decise di rimanere sott’acqua e reggere da solo il peso della Sicilia. Nell’affresco Guttuso ritrae Colapesce nudo, nel momento in cui si tuffa per entrare in acqua. L’opera ritrae anche sei sensuali sirene: alcune guardano la scena, altre sono impegnate a dare da mangiare ai delfini e altre ancora a prendere il sole.
Aggiungi ai preferiti