Archi di Pane di San Biagio Platani

    Tra tutte le diverse manifestazioni che celebrano Pasqua, quella di San Biagio Platani è sicuramente una delle più suggestive e curiose che si svolge in Sicilia. Qui, infatti, un vero e proprio allestimento scenografico, che simula l’architettura di una chiesa, è realizzato con una struttura in canne intrecciata con rami di salice e palma, decorata con pane, pasta, foglie di asparagi, di rosmarino, di alloro, cereali, legumi e datteri. Il piccolo comune della provincia di Agrigento è noto, infatti, per gli archi di Pasqua realizzati con i frutti della terra e nati dalla secolare abilità tramandata di generazione in generazione dai locali. Promotori e organizzatori del monumentale allestimento sono gli appartenenti alla Confraternita del SS. Sacramento, noti come i Madunnara, e della Confraternita del SS. Rosario, i Signurara, devoti, gli uni alla Madonna, gli altri, a Gesù Risorto.
    Gli archi di Pasqua sono ricchi di simbologie, la stessa forma delle strutture come archi, ad esempio, riporta all’idea di arco trionfale e a Pasqua si celebra il trionfo di Cristo Risorto sulla morte. Essi, non a caso, sono realizzati con l’intento di fare da scenografico sfondo al rito tradizionale con il quale San Biagio, come molti paese della Sicilia, festeggia la Pasqua: “Lu ‘ncuntro”, ovvero l’Incontro della Madonna con il Figlio risorto.

    Una tradizione secolare

    Sembra che l’origine dalla curiosa e affascinante tradizione possa farsi risalire ad un’abitudine che iniziò a diffondersi a San Biagio nella metà del Seicento, epoca di fondazione della città. Pare, infatti, che gli abitanti, al passaggio dei simulacri della Madonna e del Cristo Risorto, durante la processione della domenica di Pasqua, appendessero delle ciambelline di pane al balconi, dette in dialetto locale “cudduri”, per ottenerne in qualche modo la benedizione.
    Il vero e proprio allestimento del corso principale mediante gli archi di pane è una tradizione che risale al XVIII secolo; promotori della manifestazione, come ancora accade oggi, sono la Confraternita del SS. Sacramento (Madunnara) e Confraternita del SS. Rosario (Signurara). Quasi in competizione l’una con l’altra, i confratelli, lavorano mesi prima della Pasqua per preparare l’allestimento scenografico che fa da sfondo all’incontro tra il simulacro della Madonna e quello del Cristo risorto. Quando il popolo di San Biagio nel Settecento viveva piuttosto in miseria tale allestimento, che poteva essere realizzato solo con i frutti della terra, era un modo per dimenticare la povertà, mostrando comunque una forma di sfarzoso addobbo in occasione della Pasqua.
    La simbologia dell’arco è da rintracciare nella forma barocca e appariscente di esaltazione di una vittoria, è il concetto dell’arco di trionfo che è presente nella politica celebrativa dei Viceré spagnoli ed è applicata, nella tradizione della Pasqua di San Biagio, alla celebrazione della vittoria del Cristo Risorto sulla morte, trionfo della vita.
    Attualmente, la creazione degli archi di Pasqua, pur continuando ad aver un significato religioso, culturale e artistico, costituisce principalmente un forte elemento di attrattiva che fa del piccolo comune siciliano una meta turistica per folle curiosi provenienti dai paesi vicini e lontani.
    Un vero e proprio museo, il museo degli Archi di Pasqua, è nato nel 2010 con lo scopo di conservare i pezzi più originali di ogni edizione della manifestazione così da poterli mostrare sempre al pubblico affascinato.
    Si tratta, ormai, dopo secoli di esperienza e affinamento della tecnica di realizzazione, di una vera e propria arte tipica locale.

    L’architettura effimera degli archi di Pasqua

    L’antica curiosa rivalità tra le due Confraternite, quella dei Signurara e quella dei Madunnara, porta i realizzatori degli archi di Pasqua a lavorare, in gran segreto, l’uno di nascosto all’altro. Soltanto al sabato sera, quando gli archi preparati nei magazzini mesi prima, vengono montati a realizzare la scenografia lungo Corso Umberto, vengono finalmente svelati, non solo al popolo tutto di San Biagio, ma l’una Confraternita svela il frutto del proprio estro creativo all’altra. Si tratta di un lungo lavoro ripagato solo con la soddisfazione e la gioia di aver condiviso una passione tramandata da anni.
    Gli uomini, in genere, sono dediti dalla realizzazione della struttura, intrecciando canne, rami di salice e palme; invece le donne si dedicano alla realizzazione degli elementi decorativi, con pasta, pane, legumi, datteri, agrumi. Ogni anno, si sperimentano nuove fantasiose forme e temi iconografici, pressoché simile è la struttura nelle sue componenti principali. Caratteristici elementi decorativi, immancabili ogni anno come da tradizione, sono, ad esempio, le cosiddette “nimpe”: grandi lampadari realizzati con datteri, fiori e ramoscelli di vario, ornati con nocciole, granoturco, ceci e pasta colorata.
    La sera del sabato, dunque, il corso principale del paese, corso Umberto, si prepara a fare da sfondo all’Incontro che avverrà la mattina di Pasqua. Dinnanzi alla chiesa Madre, lungo il corso, dove la domenica di Pasqua si incontrano le statue raffiguranti la Madonna e Cristo Risorto, due archi monumentali dividono il corso in due, da un lato l’allestimento dei Madunnara, dall’altro quello dei Signurara. Si tratta di una vera e propria architettura effimera, gli archi principali, inizio delle sue sezioni, si configurano come archi trionfali o come le facciate di una chiesa. Essi, si aprono quindi sul corso, dove altre strutture simulano la navata con archi e pilastri, ai quali si alternano quadri, come cappelle tra le campate, che raffigurano figure zoomorfe quali pesci e farfalle, aquile, colombe e agnelli oppure angeli, astri, ostensori, cuori. Generalmente si tratta di simbologie legate al culto religioso. Non mancano rappresentazioni più complesse che raffigurano scene tratte dalla Bibbia o momenti relativi alla Via Crucis.
    La domenica di Pasqua, il simulacro della Madonna, portato a spalla fuori dalla chiesa, percorre il corso allestito dai Madunnara, mentre quello del Risorto, percorre la restante parte allestita dai Signurara. Al centro, innanzi la Chiesa Madre, là dove l’allestimento dell’una e dell’altra parte termina con l’arco trionfale, le sue statue si incontrano. I portatori fanno danzare le statue, le inclinano simulando inchini e riverenze della Madonna nei confronti del Figlio e viceversa. Terminata la Pasqua, il maestoso allestimento scenografico rimane ad adornare corso Umberto fino al mese di maggio, permettendo, così ai numerosi visitatori di ammirarlo per lungo tempo.

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