Pranzo delle Verginelle (Motta Sant’Anastasia)

    Il borgo di Motta Sant’Anastasia, situato a pochi chilometri da Catania e dall’Etna, ha origini antichissime. La rupe su cui sorge, detta neck, deriva da un’intensa eruzione vulcanica e risale a più di mezzo milione di anni fa. In questo borgo, tra ulivi millenari e contrade in cui si respira ancora un fascino dal sapore medievale, Ruggero d’Altavilla fece edificare una torre d’avvistamento per presidiare la piana di Catania e proteggerla dall’incursione dei saraceni. In un territorio come questo, in cui si sono intrecciate importanti civiltà come quella bizantina, araba e normanna, il passato, con le sue memorie e le ricerche archeologiche, rappresenta un valore fondamentale. Una delle tradizioni popolari più antiche di questo paese, oltre le memorabili Feste Medievali, importante omaggio che ricrea suggestivi scorci di vita medievale, è il celebre Pranzo delle Verginelle. Quest’usanza, ancora vivamente sentita dalla cittadinanza mottese, affonda le sue radici nell’Ottocento, e ancora oggi viene tramandata alle generazioni per ricordare le origini delle famiglie siciliane e i loro valori legati alla vita contadina, fatta di semplicità e bontà verso il prossimo. La tradizione dei “Virgineddi” infatti si perde nel tempo e risale al passato agricolo e alle comunità rurali di matrice cristiana. Si tratta di una sorta di ex voto al santo patriarca, San Giuseppe, che le famiglie benestanti del paese facevano verso i bambini poveri. Oggi rappresenta un modo per tenere vivi i valori e le tradizioni di un tempo, quando lo stare insieme a tavola era non solo un momento di gioia e gratitudine dopo le giornate di faticoso lavoro nei campi, ma anche un’occasione di condivisione e di altruismo verso i più bisognosi.

    Storia

    Il Pranzo delle Verginelle viene viene vissuto intensamente non soltanto a Motta Sant’Anastasia, ma in tantissimi paesi della Sicilia. Sulle origini della festa coesistono due interpretazioni, diverse ma complementari. Secondo la prima versione, le famiglie nobili del paese cucinavano il pranzo per tutte le ragazze vergini. Mentre la seconda ipotesi sostiene che il pranzo venisse preparato dalle famiglie ricche per i vicini poveri. Non si conosce quale sia la versione vera, tant’è che con il passare del tempo queste interpretazioni si sono fuse. Oggi il Pranzo delle Verginelle di Motta coinvolge non solo fanciulle o vicini, ma tutti coloro che hanno possibilità economiche limitate e possono essere quindi accolti dalla comunità in un pasto collettivo che diventa anche un grande gesto di solidarietà. Quest’antica tradizione comincia nell’Ottocento, quando nella settimana che precedeva la festa di San Giuseppe, i signori della città e i proprietari terrieri seguivano l’usanza di offrire un generoso pranzo ai figli dei poveri contadini o delle persone meno benestanti, cioè i Virgineddi. Il termine “Virgineddi”, così come sono chiamati in dialetto locale, indica proprio i fanciulli e le fanciulle, che spesso appartenevano a famiglie povere e numerose, le quali potevano contare sulla prole come la sola risorsa per garantire un mezzo di sostentamento per l’intera famiglia. Era consuetudine allora che venissero imbandite grandi tavole colme di ogni prelibatezza e di prodotti locali tipici. Quest’ usanza si è conservata fino a qualche decennio fa, quando le semplici famiglie benestanti hanno mantenuto la tradizione di invitare i bambini del quartiere, indipendentemente dal loro status sociale. Con il passare del tempo, questi pranzi vennero offerti non solo ai poveri, ma furono estesi anche agli anziani e a persone del ceto medio. L’usanza si diffuse e crebbe sempre più, fino ad arrivare ai giorni nostri, con la tradizione di invitare alcuni giovani del vicinato, per rendere omaggio ai cosiddetti “vicineddi”. Ad oggi, il Pranzo delle Verginelle è una vera e propria festa dalla ricorrenza annuale, che coinvolge la comunità su tanti aspetti, primo fra tutti quello spirituale. La festa infatti, che coincide con i festeggiamenti in onore di San Giuseppe, si intreccia anche con il celebre rito della “Cena dei Santi”. Secondo la tradizione i Santi chiedono ospitalità bussando alla porta, ma per due volte non vengono accolti. Alla terza si apre la porta ai Santi per accoglierli in casa e per mangiare con loro la cena. Tutt’oggi questa tradizione è praticata da molti non soltanto come ex-voto in onore del Santo falegname, per rinnovare la propria fede verso il Patriarca San Giuseppe, ma anche come un momento di viva partecipazione, che coinvolge a tutto tondo l’intera comunità locale. ll Santo Patriarca infatti è molto amato ancora oggi dalla comunità di Motta Sant’Anastasia, perché è il simbolo dell’umiltà, dell’amore, dell’onestà e della famiglia, valori sacri assolutamente da proteggere. Sono diverse le località delle Sicilia in cui la tradizione del Pranzo delle Verginelle è una pratica ancora diffusa durante la festività di San Giuseppe. Si tratta di una tradizione siciliana particolare, che riveste un ruolo storico, religioso, ma anche culturale e sociale estremamente importante.

    Evento

    Mentre in molte comunità la festa legata al Pranzo delle Verginelle ha subito alcune modifiche sostanziali rispetto alla tradizione, distaccandosi così dalla versione originale, nella cittadina di Motta Sant’Anastasia la tradizione dei cosiddetti “vergineddi” si è mantenuta pressoché inalterata. L’intera comunità infatti si dedica all’organizzazione di un intero pasto, con lunghe tavolate abbellite con decori fantasiosi e imbandite di pietanze. Il menu del Pranzo delle Verginelle cambia a seconda delle località, che quasi si sfidano nella preparazione di ricette sempre più variegate e portate sempre più abbondanti. La gente si mette ai fornelli persino qualche giorno prima, cosicché le tavolate possano essere ammirate dai visitatori di tutto il paese nei giorni precedenti la mattina della festa. Durante questi giorni di festa le tavole vengono imbandite in abbondanza, con pietanze e prodotti tipici della terra. Si tratta di cibi semplici e genuini, legati alla tradizione della cucina casalinga contadina, povera ma gustosa. Spiccano i fumanti piatti di pasta con legumi, soprattutto i ceci, o riso con le lenticchie, ma anche piatti tipici della cucina siciliana come il baccalà fritto. I contorni sono prevalentemente di verdure con prodotti locali come ad esempio broccoli stufati, frittate di asparagi e cardi, il finocchietto selvatico e i carciofi fritti. Per quanto riguarda i dolci l’assortimento è molto variegato e include gli irrinunciabili e deliziosi cannoli della tradizione culinaria siciliana, in particolare di Catania e provincia, come pure le squisite “raviole” con la ricotta, le crespelle di riso con miele e i biscotti a base di mandorle. Infine, il modo migliore per concludere un lauto pranzo come quello delle Verginelle, è senz’altro l’assaggio della specialità tipica del luogo, cioè gli “Sfinci di San Giuseppe”, una ricetta molto apprezzata della pasticceria siciliana. Queste soffici e gustose frittelle omonime, preparate dalle massaie secondo un’antica ricetta, sono ricoperte di crema di ricotta, gocce di cioccolato, pistacchi e canditi. Un elemento caratteristico che non può assolutamente mancare nelle ricche tavole del Pranzo delle Verginelle a Motta è il pane di San Giuseppe, preparato dalle massaie in svariate forme, tutte secondo la tradizione. Due sono le caratteristiche che lo contraddistinguono: una è la classica doratura, ottenuta dalla chiara d’uovo spennellata sulla superficie prima della cottura in forno, l’altra è la guarnizione con semi di papavero, ovvero la papaverina. La forma dei pani fa riferimento principalmente agli elementi della natura, come fiori e alberi, ma richiama anche i simboli della Pentecoste, ovvero il pesce, i tre chiodi della crocifissione e la scala. Il rito della cena si conclude infine con la benedizione dei “pani”, che vengono poi donati ai bambini, i quali rappresentano la Sacra Famiglia, nonché distribuiti ai vari visitatori venuti ad assistere alla “Mangiata di lì Santi”. L’evento del Pranzo è caratterizzato anche da esposizioni enogastronomiche, angoli di degustazione di prodotti locali e mostre. Sono allestiti altari decorati con agrumi e ramoscelli d’alloro e persino i caratteristici “pani”, lavorati dalle donne del luogo, sono esposti come veri e propri capolavori d’artigianato da ammirare. Non a caso il pane è simbolo di prosperità e fertilità. Fin dai tempi antichi veniva donato per offrire ristoro ai viandanti e ai pellegrini. Il pranzo, che solitamente ha luogo nelle piazze dei paesini, a Motta si tiene a pochi passi da piazza Umberto I e da piazza Dante, lungo via Vittorio Emanuele. Precisamente, l’evento è realizzato nei pressi della sede del Rione Giovani Maestri Sbandieratori, associazione che si occupa di allestire queste tavolate in strada per offrire cibo a tutti. Un’interessante curiosità da sapere è che il Pranzo dei Virgineddi è la prima festa mottese ad essere stata inserita nel Registro delle Eredità Immateriali, stilato dalla Regione Sicilia. Nel 2007 è stata inoltre approvata nel “Libro delle Celebrazioni”. Ciò sottolinea l’importanza di questa storica tradizione che combina in sè tante sfaccettature: fede e cultura, folclore e festa popolare, gastronomia e solidarietà. Il Pranzo delle Verginelle rappresenta pertanto, oltre ad una piacevole occasione per salutare ed accogliere la primavera, un’opportunità per rafforzare l’unità del paese. Le tradizioni costituiscono infatti l’anima di un popolo e i Rioni di Motta Sant’Anastasia sono parte di quest’anima.

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