Rappresentazioni del Venerdì Santo a Vittoria

    Nell’incantevole paesaggio offerto dal Ragusano, sorge Vittoria, un popoloso e ridente comune baciato dalle acque cristalline del mare. Meta da sogno per gli amanti della macchia mediterranea, questo lembo di terra deve la propria fama al rispetto delle tradizioni e all’innovativa struttura urbanistica. Come fosse il perfetto sunto della vibrante Sicilia, che mantiene inalterato lo stile vintage ma al contempo strizza l’occhio alla modernità, il paese fa delle manifestazioni per il Venerdì Santo un momento di massima goduria culturale. Ed è così che, tra recital d’impronta ottocentesca e commoventi processioni devozionali, la morte di Cristo si fa performance artistica di sublime bellezza.

    I gesuiti, il Dramma Sacro ed i “I Parti”

    L’amore per il teatro è tipico di tutto il meridione, tanto che in Sicilia le festività di carattere religioso non di rado vengono commutate in recital. A Vittoria, l’evento più sentito si svolge il Venerdì Santo, quando ad animare il paese vi sono due processioni ed il Dramma dei “Parti”. La Processione del Cataletto ha origini antichissime, risalenti al 1644, anno che diede i natali alla “Congregazione Secreta de’ 33”. Dietro alla crescita di questo movimento vi fu il lavoro certosino dei Gesuiti, i quali, nel 1657 lo riformarono e lo fusero con la Congrega del Santissimo Crocifisso. Ad onor del vero, furono almeno una dozzina le confraternite fondate nel corso dei secoli, tuttavia la loro sopravvivenza fu minata da diverse vicissitudini. Quella del SS. Crocifisso ha resistito eroicamente sino ad oggi, lottando con le unghie e con i denti per mantenere viva la fede. Anno dopo anno, la pianificazione delle manifestazioni devozionali è affidata ai maggiorenti che ne fanno parte, concentrati nel rendere la “Festa do Signuri” sempre più sfarzosa. Quando nel 1669 i vittoriesi decisero di aggiungere una recita alla processione del Cristo Morto, non immaginavano che, nell’ottobre 2007 questa sarebbe stata dichiarata Patrimonio immateriale dell’UNESCO. L’opera, che concentra la sua analisi sul momento della Passione, fu inizialmente impersonata da semplici popolani. Attualmente la sua gestione viene affidata a compagnie teatrali di grande pregevolezza, guidate dall’occhio attento del regista ed attore Massimo Leggio. Molto probabilmente, la scelta di puntare i riflettori sulla morte del Salvatore, dando più visibilità alla Sacrificio Solenne che non alla Resurrezione, si rifà alla tipica religiosità spagnola del 1600. I Parti è però un’opera suddivisa in tre momenti, una d’impronta classica, scritta in versi dallo stile ottocentesco, e due contemporanee, con un retrogusto un po’ filosofico. Mentre il corpo si rifà al “Dramma Sacro” del Marchese Alfonso Ricca, prologo ed epilogo rappresentano delle curiose novità, dal contenuto pregno di significato ma altrettanto mutevole. Questo spazio è infatti dedicato alla riflessione, all’autoanalisi, alla ricerca di risposte. E così, se un anno ci si interroga sul valore della vita e l’essenza stessa di Dio, quello successivo l’attenzione scivola verso il rapporto tra l’uomo e la tecnologia. Come già visto, Vittoria non teme di unire l’innovazione alla tradizione, i dolori dell’era post-moderna a quelli di Cristo sul Golgota. Una scelta stilistica di tale forgia potrebbe sembrare azzardata, irriverente, eppure riesce a sottolineare perfettamente l’indissolubile ed eterna connessione tra la creatura ed il Creatore. Altro momento di grande raccoglimento è poi dedicato alla processione dell’Addolorata, protetta da un mantello nero ed incorniciata da cuscinetti di fiori violacei. La stessa sfumatura cromatica è riservata al telo che cela il corpo del Cristo defunto, trasportato dal corteo mentre la banda del paese dedica un mesto sottofondo. Entrambi i simulacri sono databili al 1700 mentre l’urna all’interno della quale viene adagiato il Messia risale al 1834. Comunicativo, simbolico e vibrante, il viola è il colore liturgico che contraddistingue i paramenti nel periodo pre-pasquale, caratterizzati da penitenza e digiuno. Per tale ragione, molte devote adornano il collo con foulard della stessa tonalità o li espongono sui balconi delle case, mentre ai confratelli sono riservate cappe di colore nero, corone di spine e guanti bianchi.

    Dalla processione di Mezzogiorno alla recita in Piazza Calvario

    Chi si reca a Vittoria per assistere al Venerdì Santo, finisce per restare ammaliato dalla tradizionale organizzazione dell’evento. Il rito inizia al mattino, quando i confratelli del SS.mo Crocifisso eseguono la “vestizione” della Madonna. Maria, “Madre del Cielo”, viene protetta da un manto nero ricamato con ghirigori e stelle dorate. Viene quindi posta su di un fercolo ed omaggiata con doni floreali. Alle ore 12 in punto, dalla Basilica di San Giovanni Battista parte una sontuosa processione, detta “del Cataletto”, che passa per Via Carlo Alberto, poi Corso dei Mille ed infine giunge in Piazza Sei Martiri. Al commosso corteo partecipano i confratelli, gli esponenti religiosi, il sindaco ed i devoti, ma anche numerosi rappresentanti delle Forze dell’Ordine. A differenza di altre processioni devozionali tipiche dell’Isola, quella vittoriese si svolge in modo assai composto, con un sottofondo musicale particolareggiato. Le melodie intonate dalla banda, infatti, sono state composte ad hoc da maestri di grande spessore artistico. Piazza Sei Martiri è nota anche come Piazza Calvario ed è caratterizzata da una costruzione in stile neoclassico, un piccolo tempio a pianta circolare, dotato di 8 colonne, una cupola e tre croci di metallo. Attorno a questo edificio, proprietà della Congrega del SS.mo Crocifisso sin dal 1859, viene edificato un intricato palcoscenico che, alle ore 20:30 circa, ospita la recita dei Parti. Si tratta, come premesso, di un “Dramma Sacro” di alto livello, commovente, ricco di pathos, interpretato da attori professionisti. Alle ore 21, dopo aver inscenato la morte di Cristo, si assiste infine alla deposizione del corpo ed alla successiva processione. Il simulacro, protetto da un’urna di vetro, viene quindi ricondotto alla Chiesa Madre.

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